Immigrati gambizzati, fermati padre e figlio. Doppia protesta a Pescopagano

di Redazione

 Caserta. Si scatena la protesta, a Pescopagano, dopo la sparatoria di domenica sera contro due immigrati della Costa d’Avorio, raggiunti alle gambe dai proiettili esplosi da un italiano, fermato dai carabinieri.

Quest’ultimo è figlio di un vigilante privato, anch’egli fermato, che avrebbe agito per difendere il padre. Entrambi dovranno rispondere dell’accusa di tentato omicidio. Un centinaio di immigrati in corso di identificazione, invece, sono indagati per incendio doloso, danneggiamenti e tentato omicidio.

Dietro l’episodio ci sarebbe un tentativo di furto, quello di un immigrato, sorpreso con una bombola di gas dal guardiano.L’ivoriano avrebbe respinto l’accusa di furto. A quel punto sarebbe nata un’accesa discussione, sfociata in una colluttazione, con l’intervento di altri immigrati, e il guardiano, Pasquale Cipriani, 60 anni, avrebbe avuto la peggio. Poi sarebbe sceso in strada il figlio, Cesare, 21 anni, ferendo alle gambe i due ivoriani, ricoverati alla clinica Pineta Grande, ma non in gravi condizioni.

Da lì la rivolta di qualche centinaio di extracomunitari che hanno bruciato l’abitazione dei due, al primo piano di una villetta, dando fuoco a quattro auto e ad un furgone. In quel momento c’era in casa la figlia del guardiano, salvata dai vigili del fuoco. “Ho visto che si è staccata la corrente, sono salita sul tetto e ho visto le fiamme salire. Allora sono scappata”, racconta un’inquilina dell’abitazione data alle fiamme.

All’indomani sono scesi in strada, da un lato, i cittadini italiani residenti nella frazione di Castel Volturno, e contemporaneamente un altro gruppo di immigrati africani che abitano nella zona situata lungo il litorale domizio. Sul posto i carabinieri della compagnia di Mondragone per gestire l’ordine pubblico.

I disordini a Pescopagano

La doppia rivolta di immigrati e residenti

Il sindaco Russo: “Qui lo Stato non c’è”

Padre Antonio: “Una bomba che sta scoppiando”

Alfano da Sorrento: “Non possiamo accogliere tutti”

Gli extracomunitari hanno occupato una strada e rovesciato cassonetti di rifiuti. “Non vogliamo essere criminalizzati, ieri sera due italiani hanno sparato contro due africani senza nessun motivo. Ma noi non siamo bestie”, hanno detto. Da parte loro, i residenti italiani si dicono “abbandonati” e ritengono la comunità africana responsabile dei numerosi furti esaccheggi.

Sul caso è intervenuto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano: “L’Italia è un paese accogliente ma non può certo accogliere tutti”, ha detto il leader del Nuovo Centrodestra, da Sorrento, per la giornata finale della Summer School di Ncd. A intervenire anche il sindaco Dimitri Russo: “Castel Volturno è una bomba sociale pronta ad esplodere. Qui non c’è alcuna percezione dello Statosemplicemente perché lo Stato non c’è”.

Un fragile equilibrio quello tra italiani e immigrati a Castel Volturno, dove il 18 settembre del 2008 si consumò la strage degli immigrati: a Baia Verde, localitàpoco distante da Pescopagano, i killer del gruppo stragista del clan dei casalesi guidato da Giuseppe Setola, condannati all’ergastolo, uccisero sei ghanesi e un italiano.

“Non è la prima volta che accade una cosa del genere”. Lo denuncia il Movimento dei Migranti e dei Rifiugiati del centro Ex Canapificio, che spiega: “Già sette mesi fa, al seguito del ferimento di un altro immigrato, denunciammo che spesso la vigilanza privata a Castel Volturno usa le armi contro gli immigrati. Ancora una volta gli immigrati sono vittime della camorra e di atteggiamenti camorristici. Siamo intervenuti fin da subito per interloquire con le forze dell’ordine e le istituzioni e per calmare i ragazzi. E’ importante che lo Stato faccia sentire la presenza riconoscendo a questi ragazzi vittime di camorra il permesso di soggiorno per motivi umanitari”.

“E’ evidente che è una bomba che sta scoppiando, le ragioni sono molto profonde e dobbiamo riflettere cosa ha comportato per questi nostri fratelli lasciare il loro Paese e venire qui. La realtà che quando arrivano qui non c’è quello che speravano, e dunque si ritrovano a vivere in quello che non è più il loro ambiente e ciò crea tensioni molto forti in una realtà, la nostra, che già non se la passa bene”. Lo afferma padre Antonio Guarino.

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