Indesit, weekend di passione per gli operai: “Chi penserà a noi domani?”

di Antonio Taglialatela

Carinaro – Nessuna buona notizia dal vertice Whirlpool-sindacati tenutosi lunedì mattina, a Roma, nel centro congressi di via Cavour. La multinazionale americana ha confermato di voler chiudere entro dicembre gli stabilimenti di Caserta, None e Albacina, per un totale di 1350 esuberi. Il premier Matteo Renzi, da Pompei, dove ha incontrato una delegazione di lavoratori, ha fatto sapere di voler convocare un tavolo sulla vicenda, mentre il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha chiesto a Whirlpool di modificare il suo piano industriale, ritenendo “inaccettabili” gli esuberi.

La protesta, nel frattempo, continua: gli operai, lunedì mattina, hanno bloccato il magazzino dell’azienda situato a poche centinaia di metri dallo stabilimento.

Intanto, è stato decisamente un weekend di passione per gli 800 lavoratori dello stabilimento Indesit-Whirlpool di Carinaro. Dopo il blocco della produzione, il traffico mandato in tilt sulla statale Giugliano-Marcianise e l’assemblea nella sala consiliare di Carinaro, quando l’assessore alle Attività produttive della Regione Campania, Severino Nappi, ha parlato al telefono con alcuni operai, la protesta ha visto l’intervento di numerose autorità politiche, tra cui Vincenzo De Luca, candidato governatore del centrosinistra, e il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio. Poi, domenica, è stata la volta della Chiesa, che ha manifestato la propria vicinanza ai dipendenti.

Domenica mattina è giunto allo stabilimento il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, nativo di Carinaro, il piccolo centro dell’agro aversano dove è situato il sito produttivo. “Gettare sulla strada tanta persone è qualcosa che coinvolge le famiglie, le mogli e i figli. Non possiamo permettere che tanti bambini perdano la felicità”, ha detto Sepe, per poi sottolineare: “Sono nato a Carinaro e, come uomo di chiesa, non potevo non essere qui con voi a esprimere la mia vicinanza per una vicenda che mi ha fatto ribollire il sangue nelle vene. Faccio appello alle istituzioni perché facciano il proprio dovere. La Chiesa condanna chi non si prende la responsabilità di risolvere i problemi della gente”.

Molti lavoratori hanno chiesto all’arcivescovo di Napoli di interessare Papa Francesco della vicenda affinché lanci un appello durante l’udienza del mercoledì. “Farò le mie telefonate ma so che il Papa è sensibile ai problemi dei lavoratori. Ieri, all’incontro con il Presidente della Repubblica Mattarella, ha parlato proprio della disoccupazione che getta nel dramma tante famiglie”, ha risposto il prelato.

Lacrime e rabbia nel momento in cui una bambina di otto anni, figlia di un operaio, ha preso la parola leggendo una lettera-appello: “Da giovedì – ha scritto la piccola – il mio papà è cambiato; non esce più di casa e non gioca più con noi. Poi ieri ha caricato in auto me le mie quattro sorelle e ci ha portato qui. Gli ho detto ‘Papà, ma questo non è il tuo lavoro, qui c’è solo tanta confusione. Prima dicevi che facevi le lavatrici, poi i frigoriferi e poi i piani cottura. Cosa devo rispondere ai miei amici quando mi chiedono tuo padre cosa fa?’. Lui mi ha risposto: ‘Maria Rita non lo so’.

Indossando una maglietta bianca con la scritta “Chi penserà a noi domani?”, dal piccolo palco allestito nel cortile dello stabilimento, dinanzi a centinaia di persone, la bimba ha continuato: “Gli ho chiesto ‘Adesso non mangiamo più? Non ci porterai più alle giostre? Non ci comprerai più le brioscine?’ Vi prego: io e le mie sorelle rivogliamo il nostro papà come prima, giocherellone”.

Nel pomeriggio, santa messa celebrata dal vescovo di Aversa, Angelo Spinillo.

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