Casapesenna e non Caserta è stato il posto dove per anni si è decisa la politica delle opere pubbliche in provincia. Una vera e propria roccaforte, grazie ad imprenditori che l’ordinanza dell’operazione Medea definisce non vittime dell’organizzazione criminale quanto piuttosto, in un rapporto di reciproca convenienza. Figura centrale appare essere Pinuccio Fontana (insieme ai fratelli Antonio e Orlando).
Per lui le accuse legate al 416 bis, all’associazione mafiosa, parlano chiaro: “Per avere partecipato, nella consapevolezza della rilevanza causale del proprio apporto, ad una associazione di tipo mafioso denominata clan dei casalesi”. Un’attività che aveva quale territorio operativo l’intera area della provincia di Caserta. Un’organizzazione collaudata che, grazie alle intimidazioni a al vincolo associativo e alla condizione di assoggettamento e omertà, ha raggiunto: il controllo delle attività economiche, anche attraverso la gestione di imprenditoriali e commerciali; il rilascio di concessioni e di autorizzazioni amministrative; l’acquisizione di appalti e servizi pubblici; l’illecito condizionamento dei diritti politici dei cittadini (ostacolando il libero esercizio di voto, procurando voti a candidati indicati dall’organizzazione condizionando, quindi, la composizione e dei consigli comunali e le relative attività amministrative.
Pino Fontana avrebbe anche fatto in modo di pilotare grandi appalti e di tenere i contatti con Alessandro Cervizzi, sottufficiale dei carabinieri che avrebbe fornito notizie riservate su indagini in corso ai danni della famiglia Cosentino e non solo. Stessa cosa sarebbe avvenuta con Silvano Monaco, ufficiale della Guardia di finanza. A corrompere un poliziotto della questura di Napoli, rimasto ancora sconosciuto, per avere la oramai famosa “pendrive” a forma di cuore del computer di Michele Zagaria (nella foto), scomparsa al momento dell’arresto, Orlando Fontana, fratello di Pino.
Ed ancora Pinuccio avrebbe consegnato trentamila euro all’allora candidato alla carica di sindaco di Caserta Pio del Gaudio grazie ai buoni uffici dei referenti politici dell’imprenditore di Casapesenna: Nicola Cosentino e Angelo Polverino, ex parlamentare e sottosegretario il primo, ex consigliere regionale il secondo che, a sua volta, avrebbe ricevuto ventimila euro per la propria campagna elettorale.
Insomma, la figura di Giuseppe Fontana, detto Pinuccio, è centrale. “Rappresenta – si legge, infatti, nell’ordinanza – il filo conduttore del racconto e il collegamento tra i vari episodi in contestazione. Giuseppe Fontana è un imprenditore nato a Casapesenna, ma residente a stabilmente a Caserta. Figlio di Paolo e fratello di Orlando e Flavio, è legato da rapporti di parentela con Francesco Zagaria, detto ‘Ciccio ‘a benzina’, cognato di Michele Zagaria”.
Fontana denunciò “unitamente ad altri imprenditori di Casapesenna, patite estorsioni poste in essere in nome e per conto di Michele Zagaria, allora latitante, presso la Compagnia dei Carabinieri di Casal di Principe. La attività di monitoraggio telefonico ed ambientale in corso, tuttavia, svelava che gli imprenditori presunte vittime, alcuni dei quali gravati da provvedimenti interdittivi, avevano utilizzato Io strumento della denunzia per assicurarsi ‘onorabilità’ e ‘nuova credibilità’ attraverso la costituzione di una associazione antiracket per ritornare ad ottenere nuove commesse con la Pubblica amministrazione. Sempre nel perseguimento del medesimo obiettivo, Fontana cercava di coinvolgere appartenenti all’Arma dei Carabinieri per ‘modificare’ il provvedimento interdittivo e, attraverso influenti conoscenze politiche, di pilotare anche il contenzioso amministrativo relativo alla misura interdittiva”.