Napoli – Il boss Luigi Cimmino è stato arrestato, lunedì mattina, a Napoli, insieme ad altre quattro persone ritenute affiliate all’omonimo clan del quartiere Vomero, con le accuse di associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata.
Dalle indagini è emerso che il pizzo veniva usato per pagare il mantenimento degli affiliati in carcere. Il boss, dopo la scarcerazione nel 2011, aveva riorganizzato il gruppo con affiliati storici e nuove leve.
Acclamato dai familiari quando è stato portato fuori dalla caserma che ospita la compagnia dei carabinieri del Vomero a Napoli (“Bravo, bravo”, hanno gridato i parenti, applaudendolo) era il vero obiettivo dei killer del clan Caiazzo nell’agguato che costò la vita alla vittima innocente della camorra Silvia Ruotolo, uccisa il 17 giugno 1997 a salita Arenella.
Luogotenente del boss Caiazzo, Cimmino finì in una faida tra gruppi scissionisti del clan di Giovanni Alfano, condannato in veste di mandante insieme ad alcuni affiliati in qualità di esecutori materiali.
La reazione della cosiddetta “Alleanza di Secondigliano” provocò una interruzione netta dei rapporti con Giovanni Alfano.L’Alleanza strinse nuovi patti con il clan Polverino. Cimmino acquisì un ruolo di controllo delle attività illecite nei quartieri collinari di Napoli dopo l’arresto di Antonio Caiazzo, costituendo un proprio gruppo criminale, totalmente autonomo.