Belluno – Prima l’acqua, poi la frana con i sassi e il fiume di fango. Che travolge auto in sosta in un parcheggio ai piedi di una seggiovia e che uccide tre persone, tra cui un turista ceco disperso da ieri sera e una ragazza di 14 anni.
La Procura della Repubblica di Belluno ha aperto un fascicolo d’inchiesta, al momento contro ignoti. ll Veneto ancora una volta colpito da eventi atmosferici estremi. Dopo la tromba d’aria dell’8 luglio sulla Riviera del Brenta, con un morto, questa volta è stata una ‘bomba d’acqua’, scatenatasi tra Cortina e San Vito di Cadore, nella Valle del Boite, a causare una serie di frane e smottamenti.
La più imponente, innescata dall’esondazione del torrente Ru Secco, che ha fatto tracimare un bacino di contenimento, ha travolto tre automobili a San Vito. Due erano vuote, sulla terza si trovava una coppia di giovani coniugi di nazionalità ceca: lei è stata tratta in salvo dal soccorso alpino di San Vito di Cadore, lui è stato ritrovato poco prima delle otto del mattino a poche decine di metri dall’auto, sul greto del torrente.
Poi c’è stato anche il ritrovamento di altri due corpi, tra cui quello di una ragazzina di circa 14 anni che non sarebbe – come conferma il vicesindaco di san Vito Andrea Fiori – una residente. Tutte e tre le vittime infatti, secondo le prime ricostruzioni, potrebbero essere straniere.
Il presidente del Veneto Luca Zaia nel tardo pomeriggio sarà a San Vito di Cadore, sul luogo della frana, per monitorare la situazione ed avviare le prime incombenze di legge. Zaia sarà presente anche giovedì mattina nei luoghi del disastro. “La situazione è tragica. Una bomba d’acqua ha trasportato a valle del materiale fermo in quota e il risultato è purtroppo quello di un bilancio tragico, speriamo si sia concluso con i tre morti”, ha detto. Il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, partirà nel pomeriggio per il Cadore con il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. A quanto si apprende dovrebbe essere lì intorno alle 18.
Martedì sera le tre vetture erano parcheggiate davanti ad una piccola baita vicina ai tracciati delle piste da sci, pochi chilometri sopra il paese. La furia dell’acqua e del fango ha strappato via le automobili e le ha scaraventate nel greto del torrente, decine di metri più in là. La donna, trovata in stato di ipotermia, pensava che il marito fosse imprigionato nella vettura, ma i pompieri che hanno ispezionato l’abitacolo l’hanno trovato vuoto. I vigili stanno terminando di controllare anche altre auto che gli escursionisti lasciano parcheggiate, talvolta per trascorrervi la notte.
La frana, venuta giù come già in passato dalle pendici del monte Antelao, ha invaso la statale Alemagna, isolando così per ore anche Cortina d’Ampezzo, e ha raggiunto un’abitazione, dove non c’era nessuno, innescando allagamenti e veri e propri fiumi di fango che hanno interessate altre case ed esercizi commerciali. Travolto anche un piccolo ponte lungo la pista ciclabile di San Vito.
Nella zona stanno lavorando da ore una trentina di vigili del fuoco e di volontari. Ma San Vito non è stato l’unico colpito dal fortissimo nubifragio. Un’altra frana è scesa a valle nella zona di Borca di Cadore, a Cancia, dove nel luglio del 2009 un fenomeno analogo causò la morte di due persone, madre e figlio, sepolte nella loro baita da fango e sassi, ed una terza si è scaricata invece nei pressi di Auronzo, ricoprendo la strada regionale 48 delle Dolomiti. Franati decine migliaia metri cubi roccia e fango su Ru Secco. La quarta frana ha riguardato la Grava Secca, nella zona di Auronzo, in un tratto noto per questi fenomeni e da sempre tenuto sotto controllo.