Napoli – Voleva fare il pizzaiolo e frequentava l’Istituto Alberghiero. Così i parenti ricordano Genny, il ragazzo di appena diciassette anni rimasto ucciso, presumibilmente per un colpo incidentale, la notte tra sabato e domenica, dinanzi alla piazzetta della chiesa del Rione Sanità, in un folle conflitto a fuoco scaturito tra bande di giovanissimi coinvolte nello spaccio di droga.
Una vera e propria prova di forza, a quanto, pare, per indicare l’egemonia degli uni sugli altri. Ancora non è chiaro se il gruppetto limitrofo a Gennaro Cesarano abbia risposto al fuoco. Quello che resta è l’ennesima tragica fine. La vittima era rea di qualche precedente, ma il giudice gli aveva un regime di messa alla prova, e i parenti lo descrivono come un bravo ragazzo.
Il parroco della chiesa di Santa Maria ha prontamente fatto celebrare la messa domenicale in piazza come segno di presenza più forte della criminalità. “Guarda, Padre, come siamo sporchi, c’è sangue in questa piazza. Fa sì che tutti noi troviamo la forza di purificarci con quest’acqua”, ha detto il celebrante, padre Alex Zanotelli, missionario comboniano che ha scelto la sanità come luogo di missione dopo anni di apostolato nella discarica di Korogocho in Kenya. “Nessuno verrà a salvarci. Tocca a noi farlo”, benedicendo con l’aspersore in segno di purificazione perchè ha ricordato, “ognuno di noi ha responsabilità”.
“Napoli non è Baghdad”, ha affermato il sindaco Luigi De Magistris ad un noto quotidiano locale, chiedendo al governo di consolidare ed estendere l’operazione di pubblica sicurezza Alto Impatto.