Trentola Ducenta – “Non ho mai avuto contatti né ho ricevuto richieste nel corso della mia attività amministrativa da qualcuno dei collaboratori di giustizia del clan dei casalesi che mi ha accusato, né con altri esponenti del clan, compreso Michele Zagaria“.
E’, in sintesi, la risposta data agli inquirenti dal sindaco sospeso di Trentola Ducenta, Michele Griffo, finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta sul gruppo trentolese guidato dal boss Zagaria che lo scorso 10 dicembre ha portato all’esecuzione di 28 provvedimenti cautelari (leggi qui). Griffo, dopo dieci giorni di latitanza, si è poi costituito sabato sera al carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Tre ore e mezza. Tanto è durato l’interrogatorio di garanzia, alla presenza, tra gli altri, del gip Federica Colucci e dell’avvocato Francesco Picca, difensore di Griffo.
Facendo riferimento all’ex superlatitante, oggi collaboratore di giustizia, Antonio Iovine, Griffo ha spiegato che l’unico rapporto avuto col “Ninno” fu un’aggressione compiuta da quest’ultimo nei suoi confronti, culminata con una denuncia.
Sulle autorizzazioni edilizie concesse al centro commerciale “Jambo”, il cui proprietario di fatto era, secondo gli investigatori, il boss Zagaria, Griffo ha respinto tutte le accuse di collusione col clan.
Poi ha fornito dei particolari sulla sua breve latitanza per la quale la Procura, già nei giorni successivi al mancato arresto di Griffo, ha aperto un’inchiesta per accertare se qualche “talpa” abbia avvisato il sindaco e altri tre destinatari delle ordinanze di custodia cautelare: l’ex vigile urbano Enzo Picone, ancora ricercato, il titolare della società “Cis Mediterranea” proprietaria del “Jambo”, Alessandro Falco, e l’imprenditore Gaetano Balivo, questi ultimi poi costituitisi alle forze dell’ordine: Falco il 15 dicembre, Balivo il 12.