“Contro il mio assistito ci sono solo prove indiziarie e le dichiarazioni delle bimbe non sono attendibili”. Lo ha dichiarato Salvatore Di Mezza, legale di Raimondo Caputo e della compagna, madre delle bimbe che verranno sentite dai magistrati sulla morte di Fortuna Loffredo al Parco Verde di Caivano. La mamma di Fortuna è convinta invece che “le bambine nascondano ancora dei segreti”.
La signora Domenica Guardato, 28 anni, ha accusato di nuovo Caputo e ha detto: “Voglio giustizia per la mia Chicca”. Della compagna di Caputo, Marianna Fabozzi, ha dichiarato: “Non la perdonerò mai. Lei ha ancora le sue figlie. La mia, invece, me l’hanno uccisa. Avrei preferito un milione di volte averla su una sedia a rotelle. E invece sono costretta a portare fiori sulla sua tomba”.
Scettico sulla probabilità che le bambine possano “incastrare” il suo assistito l’avvocato Di Mazza, che dice: “Vedremo cosa verrà fuori dall’incidente probatorio”. E aggiunge: “Solo una delle bambine presentava un rossore nelle parti intime, mentre le altre non avevano alcun segno che potesse far pensare a presunti abusi sessuali. L’incidente probatorio sarà un primo importante passo per chiarire la vicenda. Il mio assistito si è sempre professato innocente”.
“Se le indagini sulla morte di Antonio Giglio, archiviate troppo frettolosamente come un incidente, fossero state fatte con competenza e attenzione, probabilmente Fortuna sarebbe ancora con noi”, ha detto il nonno Vincenzo Guardato. Un anno prima della morte di Fortuna morì infatti Antonio Giglio, quattro anni, figlio della compagna del presunto pedofilo.
La tragedia risale all’aprile del 2013, quando il piccolo cadde dalla finestra dell’appartamento in cui viveva a Parco Verde, al settimo piano, cioè quello inferiore alla terrazza da cui fu gettata la piccola Fortuna un anno dopo.
Per la Procura di Napoli si trattò di un incidente, per il quale fu indagata per omicidio colposo la madre; qualche giorno fa, dopo l’arresto del presunto assassino di Fortuna, il fascicolo su Antonio è passato alla sezione della Procura che si occupa di reati sessuali e il reato ipotizzato è diventato l’omicidio volontario.
“Sul corpo di Antonio – dice ancora il nonno di Fortuna – non fu fatta alcuna autopsia, in una settimana fu tutto archiviato. Se le indagini da parte delle forze dell’ordine e della magistratura fossero state fatte meglio, avrebbero probabilmente aperto uno squarcio sul giro di pedofilia e Chicca sarebbe ancora viva”.
Al tribunale di Napoli Nord, ad Aversa, intanto, è arrivato anche l’accusato, e alla sua vista una donna, in compagnia di altre persone provenienti da Parco Verde, ha accusato un malore.