Il 23 aprile oltre 45 milioni di francesi saranno chiamati al voto per eleggere il nuovo presidente. Ma sulle elezioni, dopo l’attentato agli Champs-Elysees del 20 aprile, è piombato il terrore. I servizi segreti parlano di due minacce concrete: la prima è quella per i seggi, dove si voterà per tutta la giornata di domenica. La seconda è quella che riguarda le possibili manifestazioni spontanee che si creeranno man mano che i risultati saranno diffusi, oltre che i possibili scontri nelle periferie. E proprio il terrorismo – soprattutto dopo la rivendicazione di Isis – e la sicurezza occupano il dibattito negli ultimi giorni di una campagna elettorale che si è interrotta bruscamente dopo i fatti di Parigi.
Una circolare segreta dei servizi francesi, pubblicata in esclusiva dal quotidiano Le Parisien, indica che al primo posto fra i rischi previsti c’è “la minaccia jihadista, costante e sostanziale”. Per questo, nei seggi si definisce come “indispensabile” la presenza della polizia all’apertura, con un contatto permanente anche “nelle prefetture e nei luoghi di spoglio”.
Per avere uomini a sufficienza sono state predisposte “restrizioni nei permessi” di polizia, gendarmi e militari. L’altro rischio previsto è quello di “violenze urbane per raduni più o meno importanti dopo l’annuncio dei risultati”, in particolare se dovesse risultare qualificata al ballottaggio la coppia Le Pen-Melenchon.
L’atmosfera a Parigi resta comunque tesa. A Gare du Nord un uomo con un coltello è stato fermato dai gendarmi: secondo alcuni testimoni, non ha avuto atteggiamenti minacciosi ma l’episodio ha scatenato ugualmente il panico tra i passeggeri che si trovavano all’interno della stazione.
Marine Le Pen ha chiesto il ripristino delle frontiere e l’espulsione dei soggetti schedati con la lettera “S”, cioè quelli che costituiscono una minaccia per lo Stato. La risposta del premier Bernard Cazeneuve non si è fatta attendere: “Al Front National incrementano l’odio”. Ma, quello della lotta al terrorismo, potrebbe essere davvero un argomento che favorirebbe, e non poco, le fasi finali della corsa all’Eliseo della leader del partito di estrema destra francese. Lo sostiene anche il presidente americano Donald Trump che ha commentato così quanto successo a Parigi: “Un altro attacco terroristico. Il popolo francese non sopporterà più a lungo cose del genere. Avrà un grosso impatto sulle elezioni presidenziali!”. E, a beneficiarne, dice il Tycoon, sarà proprio Marine Le Pen, la candidata con la posizione “più dura sulle frontiere”.
Intanto, l’unico sondaggio realizzato dopo l’attacco agli Champs-Elysees conferma l’avanzata di Le Pen che guadagna un punto percentuale. Ma la candidata del Front National resta comunque seconda dietro all’indipendente Emmanuel Macron, dato come vincitore. L’indagine realizzata da Odoxa-Le Point, nello specifico, vede il leader di “En Marche!” al 24,5%, Le Pen al 23%, Fillon e Mélenchon entrambi fermi al 19%. Sul voto, in ogni caso, peserà anche il fattore dell’astensionismo, dal al 32% dalle ultime rilevazioni.
Le Pen ha chiesto l’espulsione dei soggetti schedati con la lettera “S” e, nelle prime ore dopo l’attentato, i media avevano fatto circolare la notizia che anche l’attentatore degli Champs-Elysees, Karim Cherfi, fosse stato registrato perché a rischio di radicalizzazione. Ma il procuratore della Repubblica francese, Francois Molins, ha smentito le informazioni e ha ribadito che Cherfi “non era schedato” e che nei suoi anni di “detenzione, non aveva mai dato segni di radicalizzazione”. L’uomo, un pregiudicato di 39 anni, era stato in Algeria, ha riferito Molins, ma il suo viaggio sarebbe da ricondurre “all’intenzione di sposarsi”.
A un giorno dal voto, per Xavier Jugelé, l’agente di 37 anni ucciso dall’attentatore sugli Champs-Elysees, è stata organizzata una manifestazione dalle donne della polizia. Con loro anche mogli e vedove di agenti caduti in servizio, per ricordare il loro sacrificio. L’evento si terrà vicino alla Tour Eiffel.