Napoli – Aveva 24 anni Ibrahim Manneh, giovane del Gambia da sette anni in Italia e residente a Napoli, deceduto domenica notte all’ospedale Loreto Mare. Una morte che sarebbe sopraggiunta per “razzismo e malasanità”, come sostengono i ragazzi dell’ex Opg di Materdei, dove il ragazzo riceveva assistenza legale.
In una nota ben dettagliata i ragazzi raccontano che Ibrahim avrebbe accusato forti dolori al petto già da domenica mattina e, accompagnato in ospedale, sarebbe stato dimesso dopo una sola iniezione, “nonostante le condizioni fossero già gravi”. A casa Ibrahim peggiora, in serata comincia una vera e propria odissea per cercare di soccorrere il ragazzo.
Le ambulanze chiamate ripetutamente non arrivano, un tassista ‘si rifiuta di accompagnarli’ (Ibrahim e i suoi amici, ndr) perché ‘non ha l’autorizzazione’, una seconda farmacia somministra al 24enne medicinali che sembrano solo peggiorare le sue condizioni. Le condizioni precipitano: dalla Guardia Medica parte la chiamata decisiva per l’ambulanza, ormai è notte. Ibrahim arriva in ospedale alle 2.30 del mattino di lunedì. Il fratello Bakary verrà a sapere della morte soltanto alle 11 del mattino.
Ibrahim viene descritto dai suoi amici dell’Ex Opg come “un ragazzo gentile, era in Italia dal 2010, parlava 5 lingue, quando veniva allo sportello dava una mano a tradurre le informazioni ad altri rifugiati e ai ragazzi appena arrivati nei Cas”.
La denuncia è stata depositata ieri sera: il sospetto del collettivo è che le cure ricevute in mattinata siano state approssimative e che non si sia fatto nulla per evitare la morte del ragazzo. “Questa morte non deve essere coperta dal silenzio, ci uniamo al grido di dolore della famiglia e degli amici e pretendiamo verità e giustizia per Ibrahim!”, scrivono.
Anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha commentato la notizia della morte del giovane: “È dovere, in un paese civile e in uno stato di diritto, appurare fin da subito se ci siano delle responsabilità penali nella vicenda che ha portato alla tragica morte di Ibrahim, un ragazzo ivoriano di appena 24 anni. È dovere prestare le cure necessarie, l’assistenza e la collaborazione a chiunque e non invece negarle ad una persona solo perché migrante e con la pelle nera. Ai familiari ed agli amici di Ibrahim e a chi lo ha assistito va la mia solidarietà e vicinanza”.
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