Casapesenna, un pentito: “Così Michele Zagaria voleva uccidere il sindaco Zara…”

di Redazione

L’omicidio dell’allora sindaco “scomodo” di Casapesenna Giovanni Zara (nella foto), ordinato dall’ex superlatitante dei casalesi Michele Zagaria, doveva sembrare un incidente, per non suscitare troppo clamore. A rivelarlo, oggi, nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è stato il collaboratore di giustizia Michele Barone, ex fedelissimo del boss arrestato nel 2011.

Zara, nel marzo del 2009, dopo pochi mesi di amministrazione, fu sfiduciato dalla sua stessa maggioranza perché aveva attaccato pubblicamente il clan guidato da Zagaria, allora latitante; il boss non poteva permettere che un sindaco gli fosse ostile nel paese in cui era nato e cresciuto, e in cui si stava nascondendo protetto da un ragnatela di complicità e da un solido muro di omertà. Così, appena un mese dopo la fine dell’amministrazione Zara, il boss ordinò a Michele Barone di attivarsi. Barone ne ha parlato oggi al processo che vede Zara come parte offesa per il reato di violenza privata con l’aggravante mafiosa.

“Zagaria – ha raccontato il collaboratore – disse a me e Salvatore Nobis di preparare l’attentato perché Zara si era messo contro il clan e perché temeva che denunciasse i legami di alcuni consiglieri comunali con il clan. Incaricai il figlio di Salvatore, Mario, di andare a Villa di Briano per vedere dove abitavano Zara e la moglie. Furono coinvolti anche altri uomini del clan, che pedinarono l’ex sindaco per giorni, fino alla sua abitazione. Decidemmo che doveva essere usata una Jeep per colpire Zara; poteva essere un investimento, l’importante era simulare un incidente, in modo che nessuno potesse collegare il fatto al clan. Queste furono le indicazioni di Zagaria”.

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