Assolti i fratelli-imprenditori antiracket Diana: erano accusati di collusione col clan Zagaria

di Antonio Taglialatela

Assolti i gemelli imprenditori Antonio Diana (nella foto) e Nicola Diana, originari di Casapesenna (Caserta) e titolari della Erreplast-Sri di Gricignano, coinvolti nel gennaio 2019 in un’inchiesta che li vedeva accusati di concorso esterno al gruppo Zagaria del clan dei casalesi.

I giudici della terza sezione penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno sconfessato la tesi della Direzione distrettuale antimafia, supportata dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, assolvendo gli imputati perché “il fatto non sussiste”. Nel collegio difensivo gli avvocati Giuseppe Stellato, Claudio Botti, Carlo De Stavola, Andrea Saccone.

L’arresto dei Diana all’epoca destò clamore negli ambienti dell’attivismo antimafia casertano. Figli di Mario Diana, imprenditore nel settore autotrasporti, ucciso a Casapesenna nel 1985 dalla camorra perché non volle pagare il pizzo ai clan, i due fratelli, per anni, sono sempre scesi in campo in iniziative di lotta alla camorra, al punto da istituire la “Fondazione Mario Diana”, intitolata al padre, che promuove eventi sul tema della legalità e della salvaguardia dell’ambiente.

Secondo l’accusa, il patto criminale stretto col clan avrebbe consentito agli imprenditori di godere di una protezione e di una tranquillità operativa tali da permettere agli stessi di raggiungere, nell’area territoriale di competenza del clan, una posizione imprenditoriale privilegiata. In cambio il clan avrebbe ottenuto dai Diana prestazioni di servizi e utilità, quali il cambio assegni e la consegna sistematica di cospicue somme di denaro, necessarie ad alimentare le casse dell’organizzazione camorristica riconducibile a Michele Zagaria. Uno scenario di compiacenza e contiguità che sarebbe andato avanti sin dagli anni ’90. I due imputati hanno sempre negato le accuse, definendosi vittime del clan.

Scarcerati dopo quattro mesi trascorsi ai domiciliari, nel settembre 2019, il Tribunale del Riesame ordinò anche il dissequestro dei beni dei Diana, tra cui società di produzione e lavorazione materiali plastici (come Erreplast e Sri), società immobiliari, ditte di imballaggi, esercizi commerciali, società di vendita veicoli industriali, società agricole, dislocate nell’agro aversano, nel centro cittadino casertano e nelle città di Napoli e Milano. E oggi arriva l’assoluzione.

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