Vandali allo stabilimento 11 dell’Indesit di Teverola. Dall’inizio dell’anno sono almeno dieci gli episodi denunciati alle forze dell’ordine che riguardano gravi danni arrecati ad automobili di dipendenti all’interno del parcheggio dello stabilimento. L’ultimo si è verificato lunedì sera,
verso le ore 20.30, quando il signor Vincenzo Di Spirito,40 anni di Sant’Antimo, carrellista e rappresentante sindacale della Fim-Cisl, all’uscita dal lavoro è rimasto sconcertato dinanzi a quella scena incresciosa: la sua Fiat Punto era completamente distrutta all’interno dell’abitacolo. Ignoti avevano forzato la maniglia della portiera e, una volta dentro, avevano aperto il cofano anteriore guastando la centralina, squarciato la tappezzeria, smontato e fracassato l’autoradio e il posacenere, strappato libretto e do*****enti. Insomma, un raid in piena regola, anche perch? è da escludere l’ipotesi di rapina visto che non è stato trafugato nulla dalla vettura. Proprio come è toccato qualche settimana fa ad un capolinea e nei mesi precedenti ad altri operai. Ma il fatto davvero inquietante riguarda l’ipotesi che gli autori di questi atti vandalici possano essere persone all’interno dello stesso stabilimento. Ipotesi supportata dal fatto che il parcheggio non solo è recintato ma che per entrarvi occorre che il sorvegliante di turno, una volta controllati auto e conducente, apra la barriera. Pertanto, è improbabile che nell’area possa accedere chiunque. Sui motivi che possano spingere questi ignoti ad agire con tanta foga contro le auto degli operai non è dato saperlo. Potrebbe trattarsi di questioni sindacali o semplicemente di invidia. Fatto sta che gli operai, ora, non sono più tranquilli e invocano provvedimenti urgenti da parte dell’azienda. A cominciare da un sistema di videosorveglianza nel parcheggio che, certamente, è una soluzione efficace per arginare il fenomeno. Proprio come, in questi giorni, hanno chiesto gli operai della “Roland Srl”, situata nelle vicinanze dell’Indesit, vittime di continui furti di auto, molti dei quali legati alla presenza di nomadi nella zona. Richiesta, in questo caso, promossa dall’azienda, la quale, addirittura, ha minacciato di cessare le attività e licenziare i suoi 78 dipendenti nel caso le autorità preposte non adottino interventi nell’immediato.
di Antonio Taglialatela