Il Presidente Napolitano invita al confronto i due Poli sulla riforma della legge elettorale. Forza Italia apre al dialogo con tutte le forze parlamentari, ma con cautela, dettando le condizioni per un confronto.
Durante il suo discorso di fine anno, il Presidente Giorgio Napolitano ha invitato al confronto i due Poli sulla riforma della legge elettorale. Invito raccolto e rilanciato dal ministro per le riforme Vannino Chiti (Ds) mentre sull’altro fronte Forza Italia ha aperto si al dialogo con tutte le forze rappresentante in Parlamento, ma con cautela, dettando le condizioni per un confronto. Su questo tema, personalmente, credo siano opportune due considerazioni, una di carattere generale, che analizza la situazione di entrambi i Poli, ed una su quello che accade all’interno del centrodestra dove continua lo scontro tra Berlusconi e Casini. Premessa – Si tratta della modifica dell’attuale legge elettorale. Tre i punti: 1) il premio di maggioranza al Senato non verrebbe assegnato su base regionale ma nazionale; 2) verrebbero esclusi da recupero i migliori perdenti evitando così la frammentazione; 3) si impedirebbe al leader di un partito di essere il capolista in più circoscrizioni. Sulle prime due modifiche Fi è d’accordo, sull’ultima no: viene considerata una norma fatta apposta contro Berlusconi. Prima considerazione – Il capogruppo dell’Ulivo alla Camera, Dario Franceschini (Margherita), ha chiesto al comitato promotore del referendum di rinviare l’iniziativa al 2009-2010, e non l’anno prossimo, sia perché l’attuale Governo “è all’inizio della legislatura, e quindi il tema non è urgente”, sia perché il Parlamento avrà così più tempo per fare una “buona legge con consenso largo”. Richiesta che, in realtà, nasconde la preoccupazione, profonda, della maggioranza di Governo che vorrebbe uno slittamento per evitare di discutere con il fiato in gola, ben sapendo che quando si tratta di riscrivere le regole del gioco tutto diventa tremendamente più difficile. Richiesta, tra l’altro, respinta dal costituzionalista Giovanni Guzzetta, presidente del comitato: “Perché mai bisognerebbe rinviare la raccolta delle firme, visto che il Parlamento può comunque intervenire sulla legge elettorale prima, durante e dopo il processo referendario?”, si domanda Gazzetta, per il quale la tempistica deve rimanere immutata: inizio della raccolta delle firme in primavera, conclusione entro settembre, parere favorevole della Corte costituzionale a gennaio 2008, consultazione popolare nello stesso anno. Un argomento che sta mettendo a dura prova il ministro Chiti, il quale ha iniziato un giro di consultazioni tra tutti partiti che potrebbe concludersi con la presentazione di un disegno di legge. Sempre che ce ne saranno le condizioni. Già gli altolà si sprecano. Il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, garantisce che il suo partito è pronto al dialogo, “a patto che non si perseguano interessi particolari e di parte e non si voglia mettere da parte il traguardo del bipolarismo”. Se così fosse, aggiunge Bondi, “Fi sosterrà con tutta la sua forza politica il referendum sulla legge elettorale”. Intanto, come dicevamo, molte sono le preoccupazioni all’interno della maggioranza. Il ministro Mastella, ad esempio, temendo una penalizzazione del suo Udeur, pone un “vincolo di maggioranza, altrimenti salta la coalizione: e già alle prossime amministrative ognuno sarà libero di muoversi liberamente”. Insomma, sempre le solite già sentite e strarisentite minacce del boss di Ceppaloni che però, sappiamo, nonostante il magro bagaglio di voti del suo partito, “conta” nella risicata maggioranza di Governo.
Seconda considerazione – Forza Italia apre al dialogo con la maggioranza, nonostante il Cavaliere nutra molti dubbi su quella che potrebbe essere solo una “trappola” per rafforzare la leadership di Prodi e incrinare ulteriormente gli equilibri interni al centrodestra. Come nella maggioranza, infatti, di problemi non ne mancano nemmeno alla Casa delle Libertà. Berlusconi si sta spendendo per il referendum del quale la Lega non vuole sentir parlare poiché, se passasse il quesito referendario, verrebbe introdotto un premio di maggioranza da assegnare al partito che ha ottenuto più voti. Avrebbe, pertanto, buone chance un futuro partitone Fi-An dentro il quale il Carroccio non vuole finire. Ecco perché la Lega potrebbe essere “sensibile” alle sirene del Governo. Non a caso, già sono in atto le “avance” ministro Chiti. Per non parlare dell’Udc di Casini che, ha dichiarato l’ex presidente della Camera, lavora per “accorpare i moderati” e farne il “vero perno centrista alternativo alla sinistra”. Berlusconi, quindi, ha due obiettivi: evitare che la Lega giochi in proprio con il centrosinistra e tagliare la strada all’Udc. In che modo? Stavolta il Cavaliere non deve farsi spiazzare dagli alleati in nome dell’unità della coalizione, come è accaduto in passato. Non deve farsi mettere all’angolo e lasciare a Casini, in particolare, il pallino del dialogo. Forza Italia deve essere disponibile a trattare con tutti, poi saranno i numeri in Parlamento a stabilire se sarà Berlusconi o Casini il più titolato a confrontarsi con la maggioranza. C’è infine Alleanza Nazionale che, in questo scenario, si mostra scettica. “La strada parlamentare rischia di diventare una trappola, una minaccia al bipolarismo, meglio il Referendum”, dice Urso.