AVERSA – È fissato per lunedì 22/1/2007, ore 18 alla “Colombaia a Portacarrese”, un incontro tra uomini e donne, schierati o non schierati, provenienti da esperienze partitiche dalla estrema Destra alla estrema Sinistra ovvero senza alcuna appartenenza purché disposti ad esaminare un Documento politico che, se ne sarà il caso, sarà firmato e darà il via al “Movimento per il Rinascimento Aversano”.
“I corsi e ricorsi storici hanno riproposto per “Aversa la Normanna” il periodo “medievale” dei nostri tempi. Il “Medioevo”, nella accezione comune, fino a qualche anno fa, era considerato un “periodo buio”. Ma solo perché non si conoscevano fatti storici che, con i recenti studi, lo hanno “illuminato”. Oggi possiamo dire che il “Medioevo” ha avuto le sue luci e le sue ombre. Quello vissuto negli ultimi anni dalla nostra città è stato senza dubbio un periodo abbastanza buio ma, nel rivivere la Storia, possiamo dire che qual-che “luce” si è pur vista. Non butteremo “il bambino con l’acqua sporca”! Bisogna, però, che le forze sane della città , almeno quanti fino ad oggi, privilegiando le proprie attività non hanno donato una parte del proprio tempo alla collettività, si rimbocchino le maniche e diano avvio al nuovo “Umane-simo e Rinascimento”! A questo punto della Storia, Aversa è stata fondata, si è “formata” ed è stata condotta ad una certa “normalità”. Ora occorre un “salto di qualità” mettendo al centro delle azioni amministrative “l’Uomo”, così come auspicato dal Santo Padre Benedetto XVI, realizzando un nuovo “Umanesimo” con l’abbinamento “storico” di un nuovo “Rinascimento”. Dar vita ad un “Movimento per il Rinascimento Aversano” significa mettere fianco a fianco uomini e donne con esperienze politiche in opposti schieramenti. Significa superare gli “steccati ideologici” che pur legittimamente permangono nella visione “politica” del mondo e mettere insieme un “pool” di Amministratori che, facendosi forti delle proprie esperienze professionali, umane e, perché no, anche politiche, possano condurre Aversa a vedere concretizzate tutte le sue nobili ed antiche vocazioni. Significa realizzare LA “GRANDE” AVERSA.
“Riorganizzazione della città perché Aversa diventi nodo di una rete”
Per la città non servono, banalmente, più soldi ma occorre un’azione che riformi profondamente il suo modo di funzionare, che sappia ridisegnare la mobilità, gli orari, i servizi, la vivibilità, l’estetica; che usi le grandi poten-zialità dell’innovazione telematica. Nella città servono, paradossalmente, i cittadini: almeno quelli che negli ultimi tempi sono stati praticamente espul-si dai centri antichi per la fatiscenza sempre più evidente.
Ma la chiave del successo di una grande strategia sta probabilmente nelle capacità di prescindere dagli interessi particolari ovvero di sollecitarli fa-cendo una mediazione tra i vari interessi per giungere al “bene comune”. Si tratta, in effetti, per mutuare una espressione oggi abusata, cioè di trovare lo “interesse sostenibile”. Occorre ricercare il dialogo fra Governo delle Am-ministrazioni sovraordinate e Città, Città ed Imprenditori, Imprenditori e Lavoratori, Pubblico ed Utenti privati attraverso la condivisione di obiettivi ed il coordinamento di azioni. Mettendo “in equilibrio”, quindi, i vari “inte-ressi” e trovando, infine, lo “interesse comune” ovvero lo “interesse soste-nibile” cioè l’unico interesse utile per il bene della Città. E’ evidente, quindi, che tutto lo sviluppo della città non può che essere incentrato su una programmazione contrattata tra tutti : Organi Istituzionali e cittadini che partecipano al processo produttivo. Aversa ha grandi potenzialità. È Terra colma di beni culturali con una Storia gloriosa fin dalla fondazione della città. È sicuramente già nodo fer-roviario. È sede di localizzazione di funzioni di primo livello quali le università e scuole di ogni ordine e grado ma anche di sistemi di attrezzature quali zone commerciali specializzate ed è il nucleo di una potenziale grande città in grado di veder realizzato un sogno come fu per New York oltre cento anni fa..Il sogno realizzatosi a New York fu riportato in un articolo di Mauro Calamandrei sui 100 anni di quella città dal titolo: “La città imperiale verso il terzo millennio”. Testualmente si leggeva:
New York compie cent’anni. La città che è diventata sinonimo di tutto quello che c’è di meglio e di peggio nella vita moderna, era stata inventata la notte di capodanno del 1898, fra discorsi, spari di cannoni e fuochi di artificio, col matrimonio fra l’isola di Manhattan, la città autonoma di Brooklyn e i quartieri di Queens, Bronx e Staten Island. Ad un secolo di distanza è difficile non ammirare la lungimiranza di quei primi esponenti della città. Il trionfo della loro strategia dimostra ancora una volta che le grandi città sono creature dell’immaginazione e della volontà degli uomini almeno quanto del convergere di forze naturali e di cir-costanze. Negli ultimi decenni del secolo scorso non c’è dubbio che le città sono state il motore della storia, ma i due centri con maggiori probabilità di diventare la metropoli più importante sembravano essere Filadelfia e Chicago. La prima era stata la culla della repubblica ed era allora la sede d’importanti istituzioni artistiche e culturali e di alcuni dei più potenti gruppi finanziari e industriali; mentre Chicago sembrava il centro meglio preparato a dominare il futuro perché era il punto di convergenza di laghi, canali e ferrovie ed il fulcro di una delle regioni più ricche di risorse naturali del mondo. New York invece era un’isola rocciosa in una zona priva di risorse particolari. Però aveva la fortuna di avere cittadini decisi a farla diventare “la città imperiale”. Bisogna mutuare l’atteggiamento dei cittadini di New York: per il rilancio della città occorre realizzare la “Grande Aversa”. Esaltare la cultura ed il turismo, nonché l’artigianato ed il commercio intimamente indotti da quelli, avendone la città normanna tutte le premesse essendo intrinseche ad Aversa le caratteristiche di: “città normanna” (da Aversa partì la civiltà normanna che portò a Federico II detto lo Stupor Mundi), “città della musica, del commercio e dell’artigianato” (città natale di Cimarosa, Iommelli ed Andreozzi nonché “patria” della mozzarella, delle scarpe, della “polacca”, della “pietra di S. Girolamo” etc.), “città degli studi” (sede delle facoltà di Architetura ed Ingegneria nonché di scuole secondarie di ogni tipo di “specializzazione” con una antica tradizione di studi classici ma con una presenza di indirizzi scientifici e tecnici tra i più completi in Campania).
Bisogna partire dalla considerazione che Aversa, sin dalla sua fondazione, viveva in sinergia con i “suoi” borghi (Tuberola, Luxanum, S. Nicola a Piro – Casaluce ecc.) essendo nata essa stessa dalla acquisizione da parte di Rainulfo Drengot del borgo Sancte Paulum at Averze.Tra Aversa, Teverola, Casaluce, Carinaro, Cesa, e Gricignano ecc. non ci sono più, già da alcuni anni, soluzioni di continuità: è naturale pensare, quindi, la fondazione di una “Grande Aversa” mediante l’aggregazione dei summenzionati Comuni ottenendo una città di oltre centomila abitanti e, conseguentemente, ben degna di essere capoluogo della oggi tanto agognata Provincia di Aversa.
Secondo le nostre valutazioni urbanistiche, supportate dalla legislazione vigente, la “Grande Aversa”potrebbe effettivamente costituirsi con grande giovamento non solo degli aversani ma anche per i cittadini dei Comuni contermini che, sempre godendo dell’autonomia prevista dal comma 2 dell’art. 15 del T.U. sull’ordinamento degli Enti locali, potrebbero costituire una città di “grandi dimensioni” (di cui, di fatto, già fanno parte!) con tutti i vantaggi e le potenzialità che questo comporta (più peso in tutte le contrat-tazioni e maggior coesione nelle scelte e nelle gestioni che oggi richiedono la formazione di consorzi ad hoc). Ciò senza escludere la costituzione della Provincia di Aversa per la quale da anni si batte, meritoriamente, l’apposito Comitato. Ma “unire” per concentrare gli sforzi sui grandi temi di interesse comune, sarà solo un passo successivo. Almeno dopo che si sarà realizzata la costi-tuzione delle Circoscrizioni che può essere utile per decentrare i problemi circoscrivibili ad un ambito ristretto quale è, appunto, la Circoscrizione.
In un primo tempo si potrà unicamente “decentrare” alcuni servizi e, successivamente, procedere alla vera e propria costituzione delle Circoscrizioni. Tenendo conto di alcuni fattori, quali la concentrazione della popolazione residente in alcuni ambiti, la formazione “storica” degli agglomerati urbani ecc., possiamo esprimere una vera e propria proposta di delimitazione dei confini delle Circoscrizioni (o Rioni) che, anche in ossequio alla “memoria storica” abbiamo voluto così nominare: S. Paolo-Centro Normanno; S. Lorenzo; Savignano; Annunziata; Cirigliano.
Le delimitazioni dovrebbero dare un dato demografico di popolazione residente di circa 10.000 abitanti per ogni Circoscrizione o Rione che dir si voglia. Si avrà, così, un funzionamento della città per “mini Comuni”, assimilabili proprio ai Comuni di Casaluce, Teverola, Carinaro, Gricignano e Cesa che, quindi, potendo funzionare come Circoscrizioni della Grande Aversa, chissà, potrebbero anche aderire ad una vera e propria “fusione” senza sentirsi privati del proprio “campanile” e dei propri rappresentanti politici. Il sogno che fu realizzato a New York potrebbe rimaterializzarsi per Aversa Normanna! Aversa, accresciuta di dimensioni ed importanza strategica, può ben essere considerata, allora, un nodo imprescindibile di una rete non solo nazionale ma che interessi tutta l’area del Mediterraneo secondo i migliori studi di urbanistica recente.
“Urbanistica, cultura, turismo, artigianato e sviluppo sostenibile della città”
I vantaggi della Grande Aversa sono facilmente immaginabili in termini di miglioramento dei servizi in genere e di organizzazione programmatica del territorio in particolare. Nessuna distinzione più tra il cittadino aversano ed il cittadino dei Comuni contermini con elevazione della qualità della vita per quei cittadini che, così facendo, sono diventati parte integrante di una grande città pur vivendo in “quartieri” che, comunque, conserveranno una certa autonomia. (Ed a questo proposito, consentiteci di aggiungere che anche le periferie degradate della città, diventando “quartieri” con propria autonomia attraverso la costituzione delle Circoscrizioni, potranno vedere risolti gran parte dei propri problemi.)
La “rivoluzione urbanistica sostenibile”, comunque, ci è offerta dalla recente Legge Urbanistica Regionale n° 16/2004. In primis, ai sensi del comma 3 dell’art. 45, il Comune di Aversa è tenuto ad adottare il Piano Urbanistico Comunale (PUC) ed il Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale (RUEC) entro tre anni dal perfezionamento della strumentazione urbanistica attuale. Orbene è evidente, anche per la grande opportunità che ci viene offerta, la necessità di por mano urgentemente alla redazione della nuova strumentazione urbanistica. All’articolo 32, infatti, viene finalmente introdotta la concreta possibilità di applicare,a comparti ben individuati, la ormai famosa perequazione urbanistica. Con questa metodologia non ci saranno più “terreni destinati all’esproprio” e “terreni destinati alla edificazione” che hanno costituito da sempre il modo di rendere ricchi alcuni (ben noti e facenti parte dei gruppi di potere, trasversali e sempre in prima linea sia che avesse assunto il potere una Amministrazione di Sinistra che una di Destra!) e ….. gabbati i più. Finalmente tutti i terreni del comparto avranno lo stesso “potere edificatorio” che vedrà così il compiersi di una giustizia sociale che ormai sembrava irraggiungibile. Ovviamente i “vantaggi” pubblici non saranno solo quelli descritti ma già ciò basta per rendere “centrale” al nostro Programma Elettorale la “questione urbanistica”.
La dichiarata volontà di giungere ad una aggregazione di Comuni che possa vedere realizzata anche “fisicamente” una Grande Aversa, ci spinge a considerare la possibilità di una pianificazione del vasto territorio (concetto moderno di pianificazione “per area vasta”) che porterà, poi, material-mente a considerare come “centrale” della strategia di piano il recupero del centro storico “normanno” della città. Diventa, così, fondamentale l’applicazione della procedura prevista dall’articolo 17 comma 59 della Legge 15 maggio 1997 n. 127, così come recepito dall’articolo 120 del de-creto legislativo 18 agosto 2000 n° 267 costituendo, cioè, una società mista pubblico-privato per la necessaria “trasformazione urbana”. La S.T.U. (Società di Trsformazione Urbana) può essere la “chiave di volta” anche per il recupero dei Beni Culturali. Infatti anche se la legge fu ispirata dalla necessità di riqualificare particolarmente aree industriali di-smesse, si può applicare alla trasformazione e/o recupero di pezzi di città. Brani urbani degradati e, spesso, abbandonati come molti centri “antichi” che per effetto della avanzante urbanizzazione a danno del verde, hanno vi-sto espulsi gli abitanti “storici” presto soppiantati, il più delle volte, da un ceto meno abbiente che, specialmente per il Sud, è costituito da vere e proprie “colonie” di extracomunitari. La legge 368/98, così come recepita nel Codice per i Beni Culturali sancito con il Decreto Legislativo n° 42 del 22 gennaio 2004, propone la possi-bilità di gestione del patrimonio culturale da parte dei privati. È chiaramente difficile, però, conciliare l’interesse del “privato” che dispone del management capace di rischiare per produrre con maggiore efficacia ed efficienza (qualità di risultato e soddisfazione del cliente impiegando meno risorse ed ottenendo più risultati) con l’interesse del “pubblico” che deve raggiungere una sorta di arricchimento collettivo (culturale, economico ecc.) che potremmo definire “incremento di valore pubblico”, teoricamente per-seguito con le medesime attenzioni all’efficienza ed all’efficacia degli inter-venti. È opinione diffusa che la norma proposta non sia sufficiente a dare una svolta alla complessa questione in quanto, tranne per casi eccezionali come il Colosseo, gli Uffizi o il Prado, non si potrà avere mai una gestione che presenti un bilancio in attivo. La questione, però, è impostata in maniera li-mitativa in quanto il provvedimento legislativo va inquadrato nel vasto arco di possibilità offerte dalla legislazione vigente.
Con le S.T.U. che sono state ideate per il “recupero urbano”, più che per la “trasformazione”, si è generalmente prevista la possibilità di affidare alle cure di una società ,con capitale a maggioranza privato, un pezzo definito di città dando facoltà di provvedere alla preventiva acquisizione, anche in con-cessione, delle aree interessate da interventi di trasformazione e/o recupero urbano, consensualmente secondo le modalità stabilite dall’art. 5-bis del D.L. 11.07.1992 n° 33 convertito con modificazioni nella legge 8.08.1992 n° 359, ovvero tramite ricorso alle procedure di esproprio su mandato del Comune ( che con la perequazione urbanistica introdotta con la L.U.R. a-vrebbe proprio vita facile!), assumendo anche in concessione aree di pro-prietà degli Enti locali, per procedere poi alla trasformazione e/o al recupero ed alla commercializzazione delle stesse.
La novità interessantissima è che il soggetto preposto alle “cure” è, sostanzialmente, un “privato” che si muove, però, con la forza del “pubblico” (in quanto quest’ultimo partecipante alla azione societaria, preferibilmente in quota maggioritaria). Ovviamente il rapporto pubblico – privato è regolato da una apposita convenzione che fissa i limiti e gli obblighi.
È evidente allora che, poiché nel “pezzo di città” su cui si interviene, con un progetto globale che, ovviamente, è anche la sommatoria di progetti pun-tuali, sono da includere tra gli interventi possibili anche quelli sui beni culturali. Dov’è la convenienza per la S.T.U., che agisce chiaramente per fini di utile economico, a considerare tra le priorità anche il recupero e la gestione di beni culturali? È evidente che il tutto va riguardato nel complesso dell’intervento.
I beni culturali, spesso abbandonati e degradati come l’ambiente che li circonda, rappresentano i veri “attrattori” di interesse per quel pubblico che si vuole invogliare a rianimare ed a far rivivere le parti necrotiche del “corpo città”. Il bene culturale, insomma, è interessante non tanto per l’utile in-trinseco che se ne può trarre dalla sua gestione ma costituisce parte integran-te del “prodotto” complessivo che si realizza. Non deve essere, pertanto, il solo articolo di legge che deve interessare l’operatore economico ma il “combinato” di opportunità offerte dalle varie leggi in materia che regolano il complesso campo dell’urbanistica – mercato – beni culturali.
In sintesi: lo sviluppo sostenibile della città di Aversa passa necessaria-mente attraverso un deciso rilancio dell’urbanistica, della cultura del turi-smo, dell’artigianato e del commercio!
La “strategia” del Movimento, tradotta in “Programma” si muoverà alla ricerca di “percorsi” per il raggiungimento di OBIETTIVI.
Affari Generali e Programmazione Complessa
Obiettivo: Mettere in atto tutte le procedure perseguibili per la valorizzazione delle risorse sfruttando gli incentivi finanziari disponibili; riforma e riorganizzazione della P.A., sviluppo delle nuove tecnologie ecc.
Bilancio
Obiettivo: Mettere in atto una strategia economica per reperire risorse specialmente con l’uso della cosiddetta “finanza innovativa” con la formazione di società di servizi a totale o parziale partecipazione pubblica.
Edilizia Privata, Patrimonio ed opere pubbliche
Obiettivo: ricercare un sistema che esalti la centralità dell’interesse pub-blico ma in equilibrio con l’interesse privato per realizzare un “interesse so-stenibile”.
Contenzioso ed Acquedotto
Obiettivo: eliminare ovvero ridurre al minimo le cause dei contenziosi e dare impulso alla formazione di “municipalizzate” per il funzionamento di servizi quali l’Acquedotto e/o altri servizi.
Politiche Sociali
Obiettivo: realizzare una compiuta “giustizia sociale” dando impulso a tutte le azioni volte alla integrazione degli immigrati senza trascurare il sostegno ai cittadini disagiati, portatori di handicap ecc.
Università, Pubblica Istruzione, Edilizia scolastica
Obiettivo: mettere in atto programmi per il raggiungimento della ottimiz-zazione dei servizi scolastici in genere curando i programmi di edilizia scolastica anche con il recupero di edifici destinabili all’attività.La presenza di strutture universitarie di notevole rilievo può caratterizzare la Grande Aversa con le connotazioni di una città universitaria come Perugia. Bisogna attivare i supporti politici e le iniziative a carattere cittadino in grado di far approvare la costituzione di un Politecnico per riunire le due Facoltà già esistenti sul territorio e rendendo, quindi, la sede accademica au-tonoma ed indipendente dalla SUN. Non più “Seconda Università di Napoli” ma “Politecnico di Aversa”.
Igiene urbana, Verde pubblico, Arredo Urbano
Obiettivo: mettere in essere un programma di privatizzazioni, anche con la creazione di “municipalizzate”, per il raggiungimento della “vivibilità minima” richiesta ad una città del XXI secolo attraverso una seria incentiva-zione della “gestione” del “bene rifiuto” per un completo circuito virtuoso di “riciclo”. Attivare meccanismi di aggregazione che possano vedere “trattati” i rifiuti a livello locale, magari realizzando il “ciclo del maiale” (cioè il ciclo del “non si butta nulla”!) con la creazione di una “filiera del rifiuto” con impianti di selezione, trattamento e riciclo. A tutto vantaggio dell’Ambiente. Non solo, poi, cura dell’arredo urbano ma organizzazione di spazi di aggregazione sociale. A volte bastano quattro panchine disposte con razionalità a “generare” un naturale “spazio di aggregazione sociale”. Negli anni Sessanta – Settanta i giovani della “Villa Comunale” si riunivano attorno ad una certa “panchina di riferimento”!
Turismo e Attività produttive
Obiettivo: fare emergere la peculiarità di Aversa quale “attrattore” di turismo anche e soprattutto per la grande presenza di una vasta rete commer-ciale e di attività artigianali che, da sempre, la caratterizzano. La “Città delle Cento Chiese” è un naturale “giacimento culturale”. Bisogna solo far “rinascere” i beni culturali presenti sottraendoli alla “giacitura”.
Cultura, Sport e tempo libero
Obiettivo: Esaltare il substrato culturale rimarcando la grande tradizione culturale senza trascurare una riorganizzazione delle attività sportive e per il tempo libero specialmente coordinando le attività delle numerose associazioni presenti sul territorio”.
Aversagro.info