Giorni di fuoco per l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Dopo la scoperta di un attentato alla sua abitazione milanese che stavano preparando le nuove Brigate Rosse, dopo l’esternazione di Diliberto (“Berlusconi ci fa schifo”), ora arriva anche la notizia del via libera al nuovo processo d’appello nei suoi confronti per l’accusa di corruzione.
Si tratta del processo Sme, da cui era stato prosciolto in primo grado dal tribunale di Milano alla fine del 2004. In quell’occasione fu dichiarato prescritto il reato di corruzione, con la concessione delle attenuanti generiche, per il cosiddetto bonifico “Orologio”, ossia i 434mila dollari passati, secondo gli inquirenti, da un conto della Fininvest, attraverso Cesare Previti, all’ex capo dei gip di Roma, Renato Squillante, per “aggiustare” la sentenza civile Sme. A decidere sul processo d’appello è stata la VI sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Giorgio Lattanzi, che ha annullato senza rinvio l’ordinanza della Corte d’Appello di Milano che, nell’aprile scorso, aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto dal procuratore generale milanese in base anche alla famigerata “legge Pecorella” sull’inappellabilità, legge varata nel periodo del governo di centrodestra. La Cassazione ha dichiarato “inammissibile” anche il ricorso di Berlusconi per l’ammissione della costituzione delle parti civili. Ciò nonostante, il leader di Forza Italia non sembra preoccupato. “Quello sulla Sme è un processo finito, in cui è ormai chiaro che non esistono altro che meriti da parte mia, e la decisione della Cassazione è ininfluente”.