ROMA. Si deciderà oggi il futuro del governo guidato da Romano Prodi. Incerto solo il voto di Andreotti e Pininfarina. Intanto, il premier chiarisce: “Mai parlato di Bicamerale per la legge elettorale”.
Nel pomeriggio il Senato sarà chiamato al voto di fiducia, trasmesso in diretta televisiva, con conclusione prevista attorno alle 21.30. Sono 161 i “si” necessari affinché l’esecutivo continui il mandato conquistato alle elezioni del 2006. Il centrosinistra dovrebbe farcela: sarebbero, infatti, 162 i voti favorevoli (compresi 4 senatori a vita Rita Levi Montalcini, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi ed Emilio Colombo). Mentre l’opposizione avrebbe 157 voti contrari. Dubbio sul voto che esprimeranno i due senatori a vita Giulio Andreotti e Sergio Pininfarina, mentre hanno sciolto ogni riserva sul loro “si” i “dissidenti” Franco Turigliatto (ex Rc) e Fernando Rossi (ex PdCi), così come senatore italo-argentino Luigi Pallaro, eletto nelle liste degli italiani all’estero. L’Unione potrà contare anche sulla disponibilità dell’ex segretario Udc e leader dell’Italia di Mezzo, Marco Follini, schieratosi dall’opposizione a favore della maggioranza. Certo, invece, il “no” del presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, e di Sergio De Gregorio (ex IdV). Quest’ultimo, nonostante il ricovero di domenica scorsa all’ospedale per calcoli renali, ha garantito la sua presenza. Stamani, De Gregorio ha anche ricevuto la visita del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Se passerà, com’è probabile, l’ostacolo del Senato, il centrosinistra non avrà problemi alla Camera, dove ha una maggioranza larga. A Montecitorio la discussione generale inizierà domani mattina, poi venerdì mattina alle 9.30 replica del presidente del Consiglio e alle 12 il voto di fiducia, il cui esito arriverà attorno alle 14. Intanto, ieri pomeriggio, Prodi si è presentato in Senato per chiedere la fiducia. Il suo discorso ha toccato diversi temi, a cominciare da quello che lo scorso 21 febbraio ha determinato la crisi del governo: la politica estera. In particolare l’Afghanistan: “La presenza militare in Afghanistan da sola non basta, – ha detto il premier – solo l’azione politica può dare risposte e stabilità. E’ questo il senso della conferenza di pace che abbiamo proposto. I nostri soldati in quel paese sono portatori di una cultura di dialogo e non di scontro”. Prodi ha chiesto, pertanto, “che si ragioni su soluzioni concrete e realistiche. Questa è la via della pace, la fatica della pace”. Poi la necessità di una riforma elettorale: “Uno dei nodi della lunga crisi di transizione che interessa il paese dai primi anni ‘90 è rappresentato dalla legge elettorale. Per questo, rispondendo all’invito del presidente della Repubblica, ribadiamo l’impegno preso alle elezioni e consideriamo nostro dovere procedere alla riforma elettorale”. Aprendo anche all’opposizione, Prodi ha sottolineato come la nuova legge “dovrà essere frutto di un’ampia convergenza. Mai più modifiche decise da una sola parte”. A tal proposito, stamani Prodi ha precisato di non aver mai parlato di “bicamerale”, come mezzo per arrivare ad un accordo tra le forze di maggioranza e opposizione sulla riforma della legge elettorale. Altro argomento ha riguardato l’obiettivo di abbassare l’Ici per le famiglie più numerose: “Apporteremo una modifica del calcolo dell’Ici sulla prima casa con significative riduzioni in funzione del numero dei componenti del nucleo familiare”.
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