Doveva essere per
Oltre alla morte del poliziotto, avvenuta per l’inalazione dei fumi di una bomba carta lanciata nell’auto di servizio in cui si trovava, vi sono anche un centinaio di feriti ma nessuno in condizioni gravi. Un attacco premeditato contro la Polizia? Non lo sappiamo. Al momento, sta di fattoche il calcio italiano si ferma. Tutto il calcio italiano, dalla serie A ai dilettanti, settore appena macchiato dal sangue di un dirigente calabrese, Ermanno Licursi, ucciso nel corso di altri episodi di violenza cieca e assurda e ricordato ieri sera all’inizio del derby di Catania con un minuto di silenzio macchiato da squallide interruzioni. La decisione, clamorosa e tempestiva, porta la firma del commissario straordinario della Federcalcio avvocato Luca Pancalli. L’annuncio-choc matura dopo le ore 22 quando ormai le immagini allucinanti della battaglia tra polizia e tifosi, dentro e fuori lo stadio di Catania, su un campo di guerriglia urbana, fanno il giro delle televisioni e la notizia drammatica della morte del poliziotto piomba come un macigno sul cuore della gente e sul futuro del calcio italiano. “È una decisione sofferta ma indispensabile, senza misure drastiche non si riparte. Una giornata non può bastare. Serve dell’altro. E lo decideremo in una riunione con Prodi e i ministri Amato e Melandri da organizzare lunedì”, è stato il commento di Pancaldi. Il derby siciliano era stato anticipato a ieri pomeriggio per motivi legati all’ordine pubblico, questo il tragico paradosso. Per evitare che si sovrapponesse ai festeggiamenti di Sant’Agata, patrona della città di Catania. Città ugualmente in stato d’assedio. I pullman dei tifosi palermitani sono arrivati allo stadio a secondo tempo iniziato. Era stato studiato un percorso alternativo per schivare eventuali imboscate. La partita è stata sospesa per 40 minuti per lancio di fumogeni, razzi, lacrimogeni, poi è ripresa (sempre per motivi di ordine pubblico, per scongiurare scontri). Le immagini di guerriglia sono continuate, sui teleschermi, ben oltre la fine della partita. Nel solito rituale del dopopartita, il solito scaricabarile: per i dirigenti del Catania è tutta colpa dei palermitani, per quelli del Palermo tutta colpa dei catanesi.