Casal di Principe. Giovedì 15 marzo, presso la sala consiliare del Comune di Casal di Principe, sarà presentato il libro “Il Costo della memoria – Don Peppe Diana il prete ucciso dalla camorra” scritto dal sacerdote palermitano Rosario Giuè.
L’opera, edita da “Edizioni Paoline”, ha la prefazione di don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione “Libera”, è un ritratto approfondito non solo di don Diana, ma del contesto in cui si muoveva e agiva socialmente. L’autore, tra l’altro, è stato dal 1895 al 1989 parroco di Brancaccio, parrocchia che fu di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia nel 1993. Alla presentazione interverranno i magistrati Donato Ceglie (amico di don Diana), Valerio Taglione, (coordinatore del comitato don Peppe Diana e referente provinciale di Libera) e Lucio Di Pietro (il magistrato che seguì le indagini sulla morte del sacerdote casalese). A moderare la giornalista Tina Cioffo. Il giorno dopo, venerdì 16, il libro sarà presentato a Capua, a Palazzo Fazio, a cura delle librerie Uthòpia e Cooperativa culturale Capuanova. Interverranno, oltre all’autore, il giornalista Raffaele Sardo e l’ex sindaco di Casal di Principe, Renato Natale.
Copertina del libro
Il contenuto
Il libro ricostruisce il percorso umano e pastorale del giovane prete, cita eventi e testimonianze di chi non ha avuto paura di parlare, confronta pagine dei processi e riporta la voce della stampa dell’epoca: una documentazione precisa che offre la chiave per capire, attraverso i fatti riportati, il fenomeno della camorra e il suo radicamento. A quasi diciassette anni dalla sua morte, l’autore si chiede perché tanto silenzio su questo prete coraggioso e scomodo. «Forse perché la memoria ha un costo e richiede di compromettersi?».
Chi è Don Diana?
Don Giuseppe Diana è morto, ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994 nella sacrestia della chiesa di cui era parroco, a Casal di Principe, nell’agro aversano. Si stava preparando a celebrare la messa, quando quattro proiettili ne hanno spento per sempre la voce terrena. Una voce che predicava e denunciava, che ammoniva ma sapeva anche sostenere. Che sapeva uscire dalla sacrestia e scendere dall’altare per andare incontro alle persone, rinnovando un’autentica comunione. Che fosse con i giovani dell’Agesci, con i suoi parrocchiani o con tutti i suoi concittadini, in quella terra bella e amara con la quale aveva sempre voluto conservare un intenso legame e una tenace presenza. Un prete coraggio, avrebbe al solito scritto qualche giornale, sino ad allora disattento al faticoso e quotidiano impegno che in tanti portavano avanti in quei territori di frontiera. Un prete di strada, secondo una definizione che rischia ormai di diventare stereotipo. Invece don Peppino era un prete e basta. Semplicemente un uomo di Chiesa, come ebbe modo di ribadire, quando lo etichettavano sbrigativamente «prete anticamorra». (Dalla Prefazione di don Ciotti)
L’autore
Rosario Giuè vive a Palermo. Laureato in Scienze politiche presso l’Università statale di Palermo, dottorato in Teologia presso
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