CARINARO. “Alziamo la testa!”. E’ il titolo del manifesto a firma della sezione cittadina dei Popolari Udeur, che affronta l’incremento del fenomeno della criminalità a Carinaro.
“La nostra cittadina, di recente, è stata scossa da avvenimenti incresciosi che ci inducono ad una seria e attenta riflessione su come agire ed intervenire per difenderla da tutti quegli attacchi di varia natura che fino a poco tempo la riguardavano solo marginalmente”, si legge nel manifesto. Vengono citati gli episodi riguardanti la scritta intimidatoria apparsa sui muri della scuola elementare (“La Camorra non perdona…”), l’accoltellamento di due minorenni all’uscita da una festa, il colpo di pistola sparato nella scuola media, oltre alle sempre più frequenti rapine ai ragazzi di ciclomotori, gli scippi agli anziani e diversi furti in abitazioni private. “La violenza purtroppo sta espandendosi anche a Carinaro molto velocemente”, affermano i mastelliani, che lanciano un appello: “I genitori, gli insegnanti, le istituzioni civili e religiose, i partiti politici, le associazioni locali, all’unisono ognuno nel proprio ruolo e competenze, sono tenuti ad intervenire e a scoraggiare il proliferarsi di tali episodi”. L’Udeur, poi, fa una riflessione su certi atteggiamenti criminosi che molti tendono ad assumere: “La globalizzazione, con i suoi prototipi, ha portato a mutare anche a Carinaro l’atteggiamento di persone di malaffare che sono diventate per alcuni esempi da imitare. La violenza e il sopruso stanno diventando una moda da seguire”. Occorre, pertanto, una ferma opposizione al fenomeno: “Carinaro, da sempre un paese tranquillo, non lo merita – sottolineano gli iscritti del Campanile – ed è alquanto singolare che qualcuno, alla luce di fatti di cronaca così evidenti e palesemente percettibili da riempire diverse pagine dei maggiori quotidiani di informazione, lo neghi così impudentemente. Uomini, donne, giovani, cittadini tutti…alziamo la testa – conclude l’Udeur – e difendiamo la nostra città da questi moventi di illegalità. Diventiamo tutti testimoni della legalità nel saper vivere civilmente, rifiutando ogni forma di violenza e oppressione. Diveniamo tutti operatori e costruttori di pace”.
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