ROMA. All’indomani della notizia dell’uccisione di Adjmal Naqshbandi, interprete di Daniele Mastrogiacomo, piovono attacchi al governo di Romano Prodi sia da parte di Emergency che dell’opposizione. L’organizzazione umanitaria, che fa capo a Gino strada, pretende la liberazione di Rahmatullah Hanefi, il mediatore Emergency decisivo nella liberazione di Mastrogiacomo e arrestato dai servizi segreti del governo afgano Karzai con l’accusa di collusione coi talebani.
Prima Strada e poi il numero due dell’organizzazione, Carlo Garbagnati, hanno minacciato di lasciare l’Afghanistan: “Restiamo se rilasciano Hanefi e possiamo lavorare in sicurezza”. Ma anche Strada, a sua volta, è stato oggetto di dure critiche sul suo operato, definito “ambiguo” dal ministro per il commercio internazionale e le politiche europee Emma Bonino dei Radicali. “Da commissario europeo avevo seguito le esperienze di Gino Strada, anche in Kurdistan, e penso che abbia un atteggiamento così ambiguo, tra l’umanitario e il politico, che si può prestare a qualunque illazione. Indubbiamente fa un lavoro umanitario, ma ovunque sia ha un comportamento nettamente politico, di parte, di un partito suo, per così dire. Scientemente o incoscientemente – che sarebbe ancora peggio – finisce per giocare un ruolo che è sempre un ruolo ambiguo, tra torturati e torturatori”, ha detto il ministro. Intanto, inaspettatamente, dopo i continui attacchi lanciati al governo dalla sua coalizione, si schiera al fianco di Prodi il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi che invita a smetterla con le polemiche. “La tragica vicenda di Adjmal – ha detto l’ex premier – non ci può lasciare indifferenti e impone a tutti i Paesi impegnati nelle operazioni di pace di intensificare gli sforzi per la salvaguardia di coloro che operano in situazioni di così elevato rischio. Ma le giuste sollecitazioni al massimo impegno non dovrebbero mai trasmodare nella esasperazione della polemica sterile e senza costrutto tra maggioranza e opposizione”. Per Berlusconi, “il buon nome dell’Italia viene prima di ogni polemica politica e perciò vicende come questa vanno trattate con senso di responsabilità e massima coesione. Confrontiamoci anche duramente ma in modo da non recare nocumento all’immagine internazionale dell’Italia”. Insomma, ergendosi al di sopra di tutti, Berlusconi mette a tacere le critiche degli alleati. Critiche pesantissime che, in particolare, erano giunte dalla stessa Forza Italia e della Lega che avevano chiesto le dimissioni del governo e l’istituzione di una commissione d’inchiesta. L’ex ministro leghista Roberto Calderoli aveva parlato di “impeachment” di Prodi, accusando il suo governo di “aver trattato gli ostaggi in maniera discriminatoria, salvando quelli che per esso erano di serie A, e politicamente vicini, bistrattando invece quelli di serie B”. L’ex ministro della Difesa, il forzista Antonio Martino, aveva chiesto le dimissioni del ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, poiché avrebbe “estorto” Karzai, dicendogli che “se Mastrogiacomo non veniva liberato Prodi sarebbe caduto e l’Italia avrebbe abbandonato l’Afghanistan”. Intanto, l’Unione fa quadrato attorno al governo, sottolineando che la CdL fa solo “sciacallaggio politico”. “Il Governo – ha spiegato il verde Paolo Cento – si è attivato per liberare sia Mastrogiacomo sia l’interprete. Purtroppo sull’interprete qualcosa non ha funzionato. C’è stato un irrigidimento da parte dei talebani”. Secondo una nota di Palazzo Chigi, le trattative per la liberazione di Mastrogiacomo, dell’interprete e dell’autista (il primo ad essere ucciso) sono state portate avanti in modo corretto ed in stretto accordo con il governo afgano. “Come ha ricordato anche il presidente afgano Karzai – scrive il governo – l’interprete Nashqbandi doveva tornare libero assieme a Mastrogiacomo nell’ambito di un’intesa raggiunta dallo stesso governo afgano con i talebani per il rilascio del giornalista italiano”.
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