ORTA DI ATELLA. Il consigliere resta in cella in attesa del pronunciamento del tribunale della Libertà che ieri ha vagliato le richieste avanzati dagli avvocati dell’ex sindaco, del poliziotto e di un tecnico. La decisione attesa entro sabato. Rigettata l’istanza peril costruttoreAntonio D’Ambra, che resta in carcere.
Dal Corriere di Caserta (giovedì 24 maggio 2007)
Dalle 11 alle 15.30, quasi cinque ore, per discutere dello scandalo di Orta di Atella. Il ragioniere Angelo Brancaccio, il poliziotto Castrese Rennella, 40 anni di Trentola Ducenta, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio, Nicola Iovinella, 36 anni, di Orta di Atella, consulente esterno dell’ufficio tecnico comunale. Dei tre era presente solo Iovinella, difeso dall’avvocato Emilio Martino, mentre per gli altri due indagati era presente l’avvocato Maurizio Abbate. E’ stato quest’ultimo, quale difensore dell’ex sindaco e consigliere regionale a tentare di difendere l’accusato principale di questo terremoto giudiziario che nasconde ancora tanti segreti. Il collegio difensivo, in sintesi, ha chiesto la libertà per i tre indagati. Il presidente del tribunale della Libertà dovrà pronunciarsi entro sabato per decidere l’eventuale scarcerazione, o la concessione di arresti domiciliari, oppure cosa più probabile, visto le nuove accuse, almeno per Brancaccio, di rigetto della stessa istanza. Imprenditori, amministratori, tecnici e rappresentanti delle forze dell’ordine sono accusati di peculato, falso, abuso d’ufficio, abuso edilizio, scempio ambientale, corruzione e favoreggiamento. In particolare è stato possibile smascherare oltre 100 pratiche di abuso edilizio. A Brancaccio si aggiunge anche l’accusa di estorsione per le minacce fatte a Francescantonio Del Prete, per i cui fatti ieri, appunto, vi è stato anche il rigetto per l’imprenditore Antonio D’Ambra. L’indagine, partita un anno e mezzo fa, è stata coordinata dal procuratore capo, Mariano Maffei, e si è avvalsa anche dell’apporto della Direzione Distrettuale Antimafia. Si tratta di capitoli importanti perché, partendo da un’inchiesta sul clan dei casalesi proprio sulla frangia Zagaria-Sandokan, ha permesso di scoprire un grosso scandalo di speculazioni edilizie. Gli accertamenti dei reati partono dal 2001, quando appunto Brancaccio era sindaco di Orta e insieme al suo gruppetto di uomini fidati (scelti direttamente da lui) aveva dato il via al grosso scempio nel territorio comunale. In particolare, è stato possibile smascherare oltre 100 pratiche di abuso edilizio. Ma nell’inchiesta ha fatto clamore il coinvolgimento di una persona facente parte delle forze dell’ordine, Castrese Rennella, ristretto al carcere militare di Santa Maria C.V. il diretto coordinamento delle indagini da parte di Maffei, motivato dalla ferma volontà di reprimere, in maniera esemplare, ogni comportamento deviato di soggetti operanti nell’ambito del proprio ufficio, ha consentito di dare alle indagini maggiore incisività e alla polizia giudiziaria la garanzia di operare in piena armonia con i magistrati della Procura, svelando ogni tipo di condotta illecita o censurabile.