NAPOLI. I responsabili del disastro della sanità campana devono andare a casa. Non si può affidare a loro il risanamento. Ma soprattutto non si può pretendere di scaricare il peso del ripiano dei debiti da loro prodotto, per mantenere le clientele, sugli operatori e sui cittadini.
L’introduzione di nuovi ticket sanitari, l’aumento delle imposte locali e i tagli dei P.L. di personale e dei servizi, peggiorerà la qualità dell’assistenza, già tra le più basse del paese, aumentandone i costi. Il blocco di tutte le forme di assunzioni, i tagli del salario accessorio, l’aumento dei carichi di lavoro e la mobilità d’ufficio per il personale, sta provocando disservizi e tensioni in tutte le strutture sanitarie della Regione. Il personale si ritrova a lavorare di più e a riscuotere uno stipendio minore, ai lavoratori precari che da anni assicurano l’assistenza in molti presidi sanitari viene negata ogni speranza di stabilizzazione. Queste sono le conseguenze del cosiddetto “patto di stabilità” sottoscritto dalla Regione Campania ed il Ministro della salute, con la quale si stabiliva che in cambio di una serie di tagli e restrizioni strutturali, concordate con il benestare delle OO.SS. confederali,
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