PARETE (Caserta). Non si ferma la polemica tra maggioranza ed opposizione innescata diverse settimane fa. Oramai il pomo della discordia resta inevitabilmente il famigerato Prg che tanto sta facendo discutere l’opposizione e i cittadini.
Attacchi che si sono succeduti a colpi di comunicati e manifesti indirizzati al cospetto dell’amministrazione guidata dal sindaco Luigi Verrengia. Ultimo in tempo cronologico quello apparso domenica mattina che porta la firma del gruppo dell’Ulivo, della Sinistra Democratica e Rifondazione Comunista. La minoranza chiede una commissione edilizia per dare più trasparenza alle lottizzazioni che devono essere approvate, richiesta che sistematicamente viene respinta dalla maggioranza, ultima quella nel consiglio comunale di due giorni fa. Nelle note del manifesto si legge che il Prg non passa poiché all’interno della giunta “ci sono troppi tecnici ed imprenditori che rallentano il lavoro che dovrebbe portare all’ approvazioni delle lottizzazioni”. Un siluro che colpisce direttamente l’intera amministrazione e minimizza il lavoro fatto fino a questo momento, creando non pochi sospetti. Un dato che trova d’accordo un po’ tutti, cittadini compresi, è l’ormai totale accanimento intorno al Prg, come se il paese avesse come unico problema la costruzione delle case, trascurando tutti gli altri problemi che attanagliano la cittadina come: viabilità, sicurezza, sviluppo economico, politiche sociali, politiche giovanili, tutti problemi che sono rimasti sulla carta e non hanno trovato un nulla che abbia potuto farli risolvere. Da qui l’amarezza dell’opposizione che dopo un lungo letargo inizia ad alzare la voce facendo una vera opposizione alla giunta Verrengia. Un ruolo che per molto tempo è stato marginale, limitandosi soltanto ad un ostruzionismo che ha rallentato i lavori del consiglio comunale. Basti pensare alla bagarre intorno alla nomina del presidente del consiglio, avvenuta a distanza di un anno dopo la modifica dello statuto comunale. La presidenza veniva rivendicata dall’opposizione come previsto dall’articolo sette dello statuto, mentre la maggioranza lo voleva per se poiché non riteneva valido quell’articolo, dopo un anno di discussioni e la modifica dell’articolo sette, la maggioranza nominava Marco Monaco come presidente del consiglio chiudendo un anno di polemiche.