Enrico Letta ha sciolto ogni riserva: si candiderà alle primarie per la corsa alla segreteria del nascente Partito Democratico. Letta si presenta con immagini e modalità del tutto nuove. all’interno il video
Utilizza un video in rete per l’annuncio della candidatura e si presenta in manica di camicia; un modo informale ed innovativo rispetto ai concorrenti per dare subito la sensazione di “nuovo” a cui tutti i candidati aspirano. Una modalità informale che serve anche a riconquistare l’interesse dei giovani al mondo politico. “Quello che ci chiedono di più in assoluto è una politica che decida: fatti precisi, concreti, scelte”, ha esposto Letta, riportando in Italia un approccio “sarkozysmo”. Italia e Francia sono due paesi che diffidono sia della destra che della sinistra: avvertono il bisogno di ordine, sicurezza ed autorità anche se hanno a cuore la protezione sociale e osservano con curiosità e tolleranza all’evoluzione del costume contemporaneo. In questa congiuntura debole la politica rappresenta un elemento fondamentale. Il Presidente francese ha saputo dare una risposta al suo popolo con un messaggio deciso, forte rispetto a quello della sinistra francese che appariva estremamente vaga. La sensazione è che Letta si stia ispirando a questo tipo di approccio: un leader forte, innovativo nella comunicazione, deciso e puntuale nelle valutazioni delle problematiche e nelle ipotesi di soluzioni, in grado di capire i problemi quotidiani delle persone che vada aldilà di limiti ideologici, tanto diverso dai politici tradizionali: un pragmatico post-ideologico. I francesi hanno votato Sarkozy perché si sono ritrovati sulle stesse idee e valori: il merito, il lavoro, la libertà d’impresa, l’ordine, il rispetto, la solidarietà senza assistenzialismo, la responsabilità. E questi sono valori non di destra o di sinistra: sono valori di tutti. Il nuovo Partito Democratico o sposerà questi valori o sarà un’operazione “bluff”: il PD dovrà ricostruire la speranza della politica, il dovere della politica, la dignità della politica. La sensazione è che si stanno componendo candidature finalizzate a creare “correntoni” nel nuovo partito. Il nascente Partito Democratico, se in Italia vuole avere qualche possibilità di vittoria, deve rompere gli indugi: le persone vogliono un segnale forte.
Affermare di essere d’accordo con il referendum ma non sottoscriverlo, come ha fatto il candidato Veltroni, è un atteggiamento di equilibrio di coalizione che non paga e che il popolo di centro-sinistra o degli indecisi non vuole. Il nuovo segretario del PD dovrebbe il giorno dopo la sua elezione avere un atteggiamento di cambiamento netto. La sua prima azione dovrebbe essere focalizzata su una nuova legge elettorale dignitosa, strumento fondamentale al fine di avere un’espressione democratica ma non ricattata dai piccoli partiti. Il nuovo segretario del Partito Democratico dovrebbe tentare un accordo con i principali partiti d’opposizione per l’approvazione di una nuova legge elettorale ed immediatamente riandare al voto: dell’immobilismo di questo centro-sinistra il popolo italiano (soprattutto quello di sinistra) non sa cosa farsene. Speriamo che non resti solo un’utopia di un afoso pomeriggio di mezza estate.