1400 vittime e 25 milioni di sfollati. E’ la catastrofe di cui è vittima l’Asia, dovuta alle piogge torrenziali monsoniche degli ultimi venti giorni. India, Nepal e Bangladesh i paesi maggiormente colpiti. Solo in India si contano 1103 morti, di cui 250 negli ultimi 11 giorni.
A ciò si aggiunge il rischio di una possibile epidemia di malaria. Già molte persone sono affette da diarrea, dissenteria e febbre. Gli ospedali sono al collasso, mentre gli abitanti dei villaggi lasciati soli a se stessi si sono scontrati con la polizia, disperati e infuriati. 10 milioni di persone sono rimaste senza casa o bloccate nei loro villaggi, con quasi nessuna possibilità di avere cibo e cure mediche. I soccorritori e i membri delle organizzazioni di aiuto lavorano giorno e notte, nell’India nordorientale, per dare assistenza medica e cibo con le limitate risorse disponibili ai tre milioni di persone assediate dalle acque alluvionali. Ieri le Nazioni Unite hanno detto che l’entità del disastro pone i soccorritori davanti a una “sfida senza precedenti”. Nella giornata di sabato le piogge hanno dato tregua alle popolazioni, dopo 11 giorni di precipitazioni continue, ma già nei primi giorni della prossima settimana i monsoni torneranno a farsi sentire con il loro carico di pioggia. La fine delle alluvioni sarà per gli agricoltori dell’area semplicemente l’inizio della povertà e della carestia per le popolazioni: sul terreno, una volta che le acque si ritireranno, rimarrà uno strato di fango che renderà impossibile coltivare fino alla prossima stagione.