La libertà di stampa, un bene da difendere a tutti i costi

di Redazione

la prima pagine de Erano circa le otto e trenta del 3 maggio 1979 quando, visibilmente sconvolto, il Professore di Tecnologia delle Costruzioni entrò nella quinta C dell’Istituto per Geometri che, all’epoca, frequentavo. “Ragazzi – disse con grande affanno – hanno arrestato il capo delle brigate rosse. E’ Ugo Tognazzi!”.

Un silenzio irreale calò nella classe, considerata la più turbolenta dell’intero Istituto. Dopo ventotto anni, ricordo ancora le espressioni incredule e meravigliate dei miei compagni. “Professore – dissi a voce alta – ma siete proprio sicuro che è Ugo Tognazzi?”. “Certo – esclamò – nell’edicola qui all’angolo ho visto esposte le prime pagine delle edizioni straordinarie di Paese Sera, Il Giorno e La Stampa di Torino”. A quel punto scoppiai in una fragorosa risata.

Sicuramente non erano le prime pagine dei quotidiani nazionali, ma uno dei famosi falsi giornalistici de “Il Male”, una rivista satirica della quale ero un affezionato lettore e collezionista. Ancora una volta, i “geniacci” della rivista di satira più libera di tutti i tempi, avevano colpito nel segno e, così com’era già avvenuto per centinaia di migliaia d’italiani, il mio Professore era caduto nell’equivoco.

VauroPino Zac (vero nome Giuseppe Zaccaria - 1930-1985)Per quelli che hanno avuto la fortuna d’essere lettori fedeli de “Il Male”, non bisognerebbe aggiungere più nulla, agli altri voglio, invece, raccontare la storia della rivista più libera da quando esiste la libertà di stampa in Italia (e forse nel mondo intero). Era il 1978, quando Pino Zac ed alcuni suoi amici, tra i quali Sergio Saviane, Jacopo Fo (figlio di Dario e Franca Rame), Vauro Senesi (il disegnatore satirico ospite fisso di Anno Zero) e il disegnatore Vincino erano seduti al tavolo di una trattoria romana. Pino Zac comunicò agli altri che di lì a poco, probabilmente, sarebbe stato licenziato dalla direzione de “Il Sale”, un mensile umoristico nato sulle ceneri de “I Quaderni del Sale”. Su “Il Sale” scrivevano e disegnavano i migliori autori satirici italiani, tra i quali anche Saviane, Fo, Vauro e Vincino, perciò, a breve, si sarebbero ritrovati tutti disoccupati. I commensali, fidando sull’esperienza fatta da Zac al secolare periodico di satira francese “Canard enchaìné”, all’unisono, decisero di fondare un nuovo giornale, autofinanziandosi. Affidarono la direzione a Zac che cambiando solo una consonante fece nascere “Il Male”. Il primo numero uscì nel febbraio del 1978. Costava 500 lire Era stampato su di una pessima carta da quotidiano. Sulla prima pagina campeggiava la testata ed un titolone: “La misura è colma”. Il disegno della copertina, il cui autore era lo stesso Pino Zac, rappresentava un vaso da notte, pieno e fumante di… . Era istoriato con le facce dei segretari dei maggiori partiti di governo ed opposizione dell’epoca: Craxi, Andreotti, Berlinguer e La Malfa.

A dimostrazione della grandezza di quegli autori satirici, a distanza di ventinove anni quel titolo è ancora di un’attualità sconcertante. Il concetto, espresso sinteticamente in quella frase, somiglia moltissimo al sentimento che la stragrande maggioranza della popolazione, prova nei confronti della politica e dei politicanti d’oggi. Il giornale grazie all’enorme successo ottenuto, divenne ben presto un settimanale, con vendite che raggiunsero, al loro culmine, la cifra record di centocinquantamila copie. Pino Zac dopo tre numeri abbandonò la direzione per tornare al “Canard enchainé”, ma il successo continuò lo stesso. Le ragioni erano, prima di tutto, l’assoluta libertà espressiva. Nessun limite, nessun confine invalicabile se non quello dettato dalla capacità creativa dei disegnatori, scrittori, giornalisti, fotografi e fumettisti de Il Male.

Tra i politici dell'epoca più bersagliati ovviamente c'era l'onnipotente Giulio AndreottiSecondo, l’assoluta certezza che niente e nessuno poteva dirsi al riparo della satira al vetriolo della rivista: Dc, Pci, Psi, Pri, Radicali, Liberali, Fascisti, Polizia, Carabinieri, Magistratura, tutti, alla fine sarebbero caduti sotto la scure della satira. Nessuno aveva mai avuto il coraggio di scrivere o disegnare quello che, numero dopo numero, fu pubblicato sul Male. Oggigiorno chi avrebbe mai il coraggio di sfottere ferocemente e sfidare direttamente le Brigate Rosse (non dimentichiamoci che erano gli “anni di piombo”), i regimi islamici come quell’iraniano di Khomeini o i regimi terroristici come quello di Gheddafi, i cui servizi segreti erano molto “attivi” a quei tempi. Chi riuscirebbe a sopportare il peso delle decine e decine di denunce per Vilipendio della Religione di Stato, Vilipendio di Capo di Stato, Oscenità ecc. cadute sul capo dei poveri Direttori Responsabili. A quel tempo lo studio legale del famoso avvocato Marazzita ebbe veramente il suo bel da fare. I sequestri, le denunce, i processi erano all’ordine del giorno. L’elenco delle personalità italiane e straniere “messe in mezzo” è sterminato: i capi di stato di mezzo mondo come Fidel Castro, Carter, Mao, la Thatcher; il Papa; i Presidenti del Consiglio; il Parlamento; i Ministri; i segretari dei partiti politici; i Presidenti della Repubblica: Leone, Cossiga e Pertini. Anche se, a dimostrazione della sua grandezza, Sandro Pertini, dopo aver invitato al Quirinale un nutrito gruppetto di redattori, prima fece loro uno dei suoi celebri “cazziatoni” e, poi, assicurò l’intervento diretto della Presidenza della Repubblica per affrontare e risolvere definitivamente il problema dei continui sequestri. In quei cinque anni (dal 1978 al 1982) quel gruppo di pazzoidi anarcoidi, dimostrò che la libertà di stampa è un elemento di crescita democratica e di sviluppo sociale senza eguali. Fu l’ennesima dimostrazione che la stampa deve essere lasciata sempre e comunque libera, a qualsiasi costo. Nessuna condizione, nessun paletto deve essere posto lungo la strada che porta alla libertà d’espressione. Gli scherzi del Male, riproducendo fedelmente le prime pagine de La Repubblica, Il Corriere della sera, L’Unità, Il Popolo, The Times, la Pravda, la Tribuna Ludu ecc. misero alla berlina quei giornali paludati che, pur avendo le capacità e le risorse necessarie, si autocensuravano su alcuni argomenti creando, di fatto, una limitazione alla libera espressione dei propri giornalisti e, quindi, alla circolazione delle notizie. La conseguenza fu che la popolazione (anche quelli che in pubblico osteggiavano ferocemente la rivista) si “abbeverò” a questa fonte inesauribile proprio perché c’era la sicurezza dell’inesistenza di filtri, compromessi o censure. Essendo, poi, satira pura, si sapeva benissimo che i redattori del Male si sarebbero presi licenze che nessun altro giornale poteva permettersi.

Per questa ragione la mancata levata di scudi da parte di molti organi di stampa sulle leggi e leggine che i “nostri” politici stanno sfornando “a più non posso“ per limitare, chiaramente, la libertà di stampa è, senza ombra di dubbio, l’avvenimento più grave avvenuto nell’editoria italiana da molti anni a questa parte.

Ai lettori dico di fare molta attenzione. In Italia qualcuno ha pensato bene di barattare qualche centinaio di milioni d’euro di sovvenzioni pubbliche in cambio di una riduzione, sensibile, della libertà d’espressione. Con la scusa di evitare la “gogna mediatica” a poche migliaia di soggetti che godono d’insopportabili ed ingiustificabili privilegi è stata calpestata, ignorata e stravolta la nostra Costituzione Repubblicana.

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