Lettera di un disoccupato ad un ricco imprenditore

di Redazione

disoccupatoCaro Amico, ti scrivo questa mia con il cuore traboccante di felicità. Erano tantissimi anni che non ci vedevamo. L’ultima volta che ci siamo incontrati eravamo all’ultimo anno del Liceo. Mi scuserai qualche piccolo errore di grammatica o di sintassi, ma come certamente ricorderai, la lingua italiana non è il mio forte.

Ci siamo rivisti, dicevo, dopo venti anni. Eravamo entrambi nel parcheggio del Grande Centro Commerciale, rammenti? A volte penso ancora, con simpatia, alla faccia che hai fatto, quando mi hai visto. Avevi un’espressione tutta truce ed infastidita. Chissà quante volte avrai visto mani come le mie protendersi verso il tuo grosso ed elegante fuoristrada per chiederti il pagamento del parcheggio? Chissà, poi, quanti lavavetri, mendicanti, venditori di fazzoletti ti avranno importunato? E chissà quante volte li avrai respinti con il tuo solito fare un pò arrogante. Ti ricordi, a scuola eri soprannominato Hitler. Avevi pure tutti quei tatuaggi con le svastiche, i teschi, i pugnali. Quando hai visto la mia faccia, invece, ti sei come irrigidito, eri perplesso, avevi un’espressione così buffa.

Sembrava poterti leggere nel viso quello che stavi pensando: “Ma com’è possibile che mi sembra di conoscere questo straccione? Dove cavolo l’ho incontrato?”. E quella signora con i capelli biondo platino che ti accompagnava…mi ha fatto scompisciare dalle risate: “Erne’ lascia stare questo morto di fame, muoviti, fai presto, la gioielleria chiude!”. Ricordi, Le hai preso la pelliccia di visone dal sedile posteriore e gliel’hai quasi sbattuta in faccia. Era fin troppo evidente che pensavi ad altro.

“Ernesto, non mi riconosci? Sono Giannino. Giannino, sì quello seduto nel banco dietro il tuo”.

Avrei voluto avere la macchina fotografica digitale per poterti fare una foto e fartela rivedere.

Eri bianco in viso e con le labbra tremolanti. Guardavi prima me e poi quei tuoi amici appena giunti a bordo di quel bel macchinone…penso fosse un Lamborghini. Mi devi scusare, non conosco bene il mondo delle quattro ruote. Fino a qualche tempo fa non ne avevo mai posseduto una. Ma non mi lamento. Con la mia fidata bicicletta ho fatto tanti di quei chilometri. Con il sole, con la pioggia, mentre nevicava ho macinato tanta di quella strada che a volte mi sembrava di partecipare al Giro d’Italia.

Mi sarebbe piaciuto molto indossare quella bella maglia rosa ed essere baciato dalle Miss, invece…

Comunque, torniamo a noi. Quando mi hai guardato negli occhi e hai sussurrato: “Giannino, Giannino De Matteis… Quanti anni sono passati?”. Mi avevi finalmente riconosciuto. Ti sarai certamente ricordato di tutte le volte che ti avevo passato il compito di matematica (in quella materia ero bravissimo) oppure le versioni di greco e latino.

Ti ricordi come ti trattava il professore di greco?

“Giannino, sì mi ricordo…ma cosa fai qui il…”. Avrei voluto passare insieme con te il resto della serata, richiamando alla mente i vecchi episodi della scuola, ma i tuoi accompagnatori avevano troppa fretta.

“Ernè, la gioielleria sta chiudendo, la vuoi finire di perdere tempo con questo straccione, ti vuoi sbrigareeeee!”.

La signora biondo platino aveva ragione. Un uomo tutto elegante come te non può farsi vedere in compagnia di un pezzente come me. Non è una cosa bella da vedere…

“Giannino, scusa, sarà per la prossima volta. Ah, non dirmi niente, non ho spicci. Vuol dire che quando ci rincontreremo ti pago il doppio del parcheggio. Ciao stammi bene”.

Ti sei girato e te ne sei andato.

Ma, a questo punto, penso ti sia già chiesto dove diavolo ho trovato il tuo riservatissimo indirizzo ( lo so che hai qualcuno che non ti vuole troppo bene). Beh, è stato semplice. Ti sei dimenticato forse di aver perso il tuo portafoglio, insieme alle carte di credito, la patente e la carta d’identità?

Chissà quante volte ti sarai chiesto: “Come, dove, quando l’avrò perso?”.

Non darti più pena, l’ho ritrovato io. Scusa se è tutto rovinato ed in disordine. Probabilmente un’auto c’è passata sopra. Ma, tranquillo, penso che non manchi niente: documenti, carte di credito, blocchetti degli assegni, soldi, spicci. Sai, anche quegli spicci che pensavi di non avere con te… Comunque oltre al portafoglio ti mando anche una foto. La scattammo al termine di una gita scolastica, tanti ma tanti anni fa.

Spero che riconoscerai le due ragazzine in prima fila. La prima è Carla, quella brunetta a cui tu facevi il filo. Lei, invece, non ti curava per niente. Chissà che fine ha fatto? L’altra è Roberta, quella con la macchinetta per i denti. Me la presentasti tu, perché non t’interessava. Dicevi che era una “cozza”.

Sai da quel giorno è cambiata molto…in meglio. Qualche anno fa ha vinto pure un titolo di Miss.

Sai l’ho sposata. Mi ha dato tre bellissimi figli. Appena avrai un momento libero, vienici a trovare. Se sei ancora in contatto con la signora biondo platino, porta pure Lei.

Abito nella prima villa a schiera del parco dei Ciclamini. Quello che affaccia sul mare (sai i “miei” parcheggiatori, grazie a Dio, rendono bene). Non ti puoi sbagliare, ti aspetto. Ciao.

Un bacione dal tuo amico Giannino.

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