“Tu vuò fa l’americano”. Così, in un suo celebre brano, Renato Carosone si rivolgeva ad un ragazzo che voleva per forza atteggiarsi a “yankee”, con tanto di pantalone con stemma sul sedere e cappellino con visiera alzata. Una passione a “stelle e strisce” che sembra abbia preso anche due “ragazzoni” come Clemente Mastella e Francesco Rutelli.
Solo che questi, invece di limitarsi a fare i “’mmericani” bevendo “whisky & soda” e ballando “rock and roll”, sono andati ben oltre, imitando addirittura il presidente degli Stati Uniti. Il ministro della Giustizia e il vicepremier-ministro della Cultura domenica scorsa hanno deciso di andare al Gran Premio di Monza. Fin qui nulla di strano, molti diranno: “E che c’è di male? Sono anche loro tifosi della ‘rossa’”. Assolutamente. Il problema, però, è come ci sono andati. Infatti, i due esponenti del governo, che ogni giorno tanto predicano su come “sanare i bilanci dello Stato”, su come aiutare “coloro che non arrivano alla fine del mese”, hanno utilizzato l’aereo presidenziale, una suite con quaranta poltrone e ogni genere di confort, del valore di 55 milioni di euro. Insomma, l’Air Force One italiano. A scovarli un fotografo de “L’Espresso”, Massimo Sestini. E’ già, proprio il ministro Mastella, colui che è il titolare della giustizia e che sa benissimo quanti magistrati non hanno la benzina per le auto e le finanze per avere una scorta. Ma quelli possono anche rimanere a piedi o venire ammazzati, mentre un “ministro”, casse statali piene o vuote, deve avere il “sacrosanto diritto” di farsi una bella gita domenicale a spese nostre con amici, famiglia e portaborse, in un bell’aereo di lusso per andare a vedere in tribuna vip il Gran Premio (a proposito, manco lì pagano!). Ma non è finita qui. No. Perché i nostri Clemente e Francesco mica vanno in aeroporto come fanno tutte le persone normali, prendendo la loro auto, magari comprata a rate da 78 mesi, facendo chilometri, pagando salatamente l’autostrada e altrettanto salatamente il parcheggio. Noooo. I due “’mmericani” ci vanno con la “loro” auto blu, quella che gli concede lo Stato. E ancora: dall’aeroporto di arrivo fino all’autodromo, se la fanno a piedi? Ma che? Con un elicottero privato che atterra direttamente sulla pista di Monza.
Ripercorriamo le tappe di entrambi. Partiamo dal pacioccone Clemente: dall’aeroporto di Salerno, assieme al figlio Elio, ad un portaborse e due agenti di scorta, ha preso l’aereo presidenziale ed è volato a Milano-Linate. Dalla zona militare dell’aeroporto, il ministro è passato all’Ata, l’area vip, pista dove sono parcheggiati gli aerei privati di gente come Berlusconi e Tronchetti Provera, che i privilegi se li pagano di tasca propria. Ad aspettare il Guardasigilli un potente elicottero Agusta 109 con salottino interno, un velivolo dell’aeronautica, destinato alle operazioni di soccorso e pattugliamento, o per trasportare personalità ad altissimo rischio. L’elicottero ha i colori della Regione Lombardia perché in passato veniva usato dalla stessa per attività di polizia, ma il contratto non è stato rinnovato. Appartiene alla società Avianord (gruppo Ferrovie Nord Milano) che gestisce un servizio di elitaxi tra Linate e l’autodromo di Monza per il Gran Premio. Non è dato sapere chi lo abbia noleggiato ma risulta che sia stato usato solo per i voli di Mastella. Da considerare, poi, che la presenza del Guardasigilli alla gara è risultata anche fuori luogo. Il giorno prima, infatti, la Procura di Modena aveva distribuito una raffica di avvisi di garanzia ai vertici della McLaren, accusati di spionaggio contro la Ferrari, facendoli consegnare proprio a Monza. E Mastella cosa fa? Passa l’intera mattinata nei box della Renault dell’amico Flavio Briatore, concorrente degli indagati; sale sul podio per premiare il terzo classificato, il ferrarista Raikkonen, vittima della spy story; e, come se non bastasse, risponde alle insinuazioni della McLaren sulla decisione dei giudici modenesi: “Se pensano che la Giustizia italiana viaggia a rimorchio di qualcuno, non la conoscono”. Sarà pure vero che la Giustizia italiana non viaggia a rimorchio, ma è altrettanto vero che il ministro che la rappresenta si fa rimorchiare, e a scrocco, coi soldi dei contribuenti, per spassarsela in giro. Certo, sarà facile prevedere le sue giustificazioni: “l’impiego dei voli di Stato viene imposto per motivi di sicurezza”. La classica “solfa” che va avanti dagli attentati dell’11 settembre in poi. Ma se proprio vogliamo parlare di “sicurezza”, guardando le foto de “L’Espresso” si nota chiaramente che le stesse sono state scattate di nascosto e con grande facilità all’esterno della rete di una zona militare. E se al posto del fotografo ci fosse stato un terrorista? Non sarebbe stato difficile colpire il ministro durante la “passeggiata” nella pista o sulla scaletta del jet. E poi, perché esporre a rischi il proprio figlio, se davvero era una questione di sicurezza? Un’ultima domanda: perché molti leader stranieri e diversi altri ministri italiani, incluso il premier Romano Prodi, si muovono con normali aerei di linea o addirittura con compagnie “low cost” come fa il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa? Perché impiegare un aereo presidenziale per andare ad assistere ad una corsa automobilistica, portandosi dietro figli, portaborse, collaboratori e altre persone sconosciute, visto il via vai di gente che è salita a bordo?
E ora veniamo a Francesco Rutelli, la sua “comitiva” è salita per prima sul jet da 55 milioni di euro, dall’aeroporto di Ciampino, per poi raggiungere Salerno, dove c’era Mastella ad aspettare. Sembra che i due, addirittura, avevano chiesto all’inizio due differenti voli, ognuno per conto proprio. Praticamente: doppio spreco. Ma l’aeronautica ha deciso di unificare i voli.
In totale, sul jet hanno viaggiato una dozzina di persone, i cui nominativi sono protetti da “segreto di Stato”, così come non vengono resi noti i costi. Al contrario della Gran Bretagna, dove la contabilità della flotta usata dalla casa regnante è cristallina, e degli Usa, dove ogni decollo a carico dell’Amministrazione è sottoposto a una ferrea trasparenza. Ma non è difficile fare un calcolo. 3 voli (Ciampino-Salerno, Salerno-Milano, Milano-Ciampino), 5 stipendi festivi per altrettanti uomini dell’equipaggio e il carburante: in tutto almeno 20mila euro. Quel giorno, negli stessi orari, l’Air One offriva il biglietto Napoli-Milano e il ritorno su Roma, tutto incluso, per meno di 200 euro. Sempre quel giorno il dibattito politico era dominato dai tagli alla spesa pubblica e proprio Mastella diceva che i magistrati che si occupano della strage di Duisburg non hanno la benzina per le auto! E ci crediamo, i soldi per il carburante se li tiene per lui! Per andare a Monza ne ha consumati almeno 7mila. A voi la parola…