ORTA DI ATELLA. L’unico a mantenere un «no comment» impenetrabile è Adolfo Villani. Sulla vicenda del consigliere regionale Brancaccio, che dai Ds ha annunciato il passaggio tra le fila di Mastella, non parla davvero. E si capisce il perché. Dell’ex sindaco di Orta, il vicepresidente della Provincia era considerato, all’interno della Quercia, il «nemico numero uno», con lui ha sostenuto uno scontro durissimo nel corso della campagna elettorale del 2005, in concorrenza per lo scranno in palio nell’assemblea campana, con il partito spaccato (e contrapposto) come mai si era visto in Terra di lavoro.
Per questo Villani non ha commentato le disavventure giudiziarie del consigliere regionale (che per giunta è stato chiamato a sostituire per qualche giorno in quanto primo dei non eletti Ds nella circoscrizione) e per questo non vuole dire nulla ora. Gli altri dirigenti della Quercia, invece, non si sottraggono ad un commento, a volte lapidario, a volte più articolato. «È una sua scelta, che si deve dire in questi casi: auguri?», è ad esempio la prima secca risposta di Enzo Amendola, segretario regionale della Quercia. Che poi ricorda come Brancaccio era stato sospeso dal partito dopo l’arresto e come, alle sollecitazioni di reintegro dell’interessato dopo la scarcerazione, aveva fatto presente che «sono gli organi dirigenti, in questi casi, a valutare tempi e modi dell’annullamento della sospensione». Anche il sottosegretario Gaetano Pascarella riserva poche parole all’argomento: «Rientra nelle libere scelte – osserva – che possono fare coloro che sono in politica». Punto. Tocca al segretario di federazione Ubaldo Greco – anche per dovere di carica – un primo approfondimento. Che parte dalla premessa che questa svolta non sorprende più di tanto militanti e quadri dei Ds. «I motivi di frizione tra Brancaccio e la Quercia – inizia – non sono recenti». «Risalgono a parecchio tempo prima delle dissaventure giudiziarie, e riguardano una serie di temi che lo hanno portato alla polemica e allo scontro – prosegue – sia con la dirigenza casertana che con quella regionale». Una per tutte, la vicenda del sindaco di Sant’Arpino Savoia e del suo ingresso nelle fila dei Ds. «Brancaccio indicò il Governatore come l’artefice dell’operazione che considerava – spiega – un affronto personale visti i pessimi rapporti con il primo cittadino di quel paese fino ad allora in quota Margherita». Poi c’è tutta la vicenda del congresso, «con Brancaccio in prima fila schierato contro la dirigenza della federazione», un’assemblea che ha visto momenti di tensione ai limiti della rissa e che venne congelata dal vertice regionale. «Il suo distacco dal partito e dal progetto del Pd è stato progressivo, ma negli ultimi mesi aveva assunto – conclude il segretario – delle forme molto chiare». Adesso si tratta di capire chi e in quanti seguiranno, dalla Quercia, il consigliere nella trasmigrazione all’Udeur. Rispetto alle voci diffuse l’altro ieri Mario Basco, consigliere provinciale, tiene a precisare che non non c’è niente di deciso. «È vero che Brancaccio, mi ha invitato a fare la stessa scelta – ammette – ma ci sto ancora pensando». Si spinge più in avanti l’altro consigliere di cui si era detto, Massimo Visco, che con il partito aveva avuto dissapori profondi sia per le vicende delle elezioni a Vairano che per gli assetti che si stanno profilando nel Pd. «Sul percorso di Brancaccio sono d’accordo, ma una eventuale decisione sta dentro un ragionamento che non riguarda me solo: in questo momento – fa notare – ricollocarsi in maniera dignitosa per continuare a fare politica è una strada obbligata».
Il Mattino (ANTONIO PASTORE)
I COORDINATORI REGIONALI COSENTINO (FI) E LANDOLFI (AN)
«È una fuga dal bassolinismo»
«Forza Italia è sempre stata garantista nei confronti di tutti. Per noi una persona non condannata è innocente, a qualsiasi partito appartenga. Per questo a Brancaccio auguro di chiarire presto la sua posizione giudiziaria e la mia valutazione sul passaggio all’Udeur è solo di carattere politico». Nicola Cosentino, coordinatore regionale di Forza Italia, parte dalla premessa per poi aggiungere: «La vicenda politica di Brancaccio va valutata nel contesto di un bassolinismo che, se da un lato ha messo in ginocchio la Campania, dall’altro ha anche sottratto spazio all’interno dei Ds a chi non era perfettamente allineato. Stiamo così assistendo in Campania ad uno sgretolamento della Quercia che nulla ha a che vedere con il costituendo Partito Democratico. È in atto una vera e propria fuga politica per cui il problema non è dove vanno i vari esponenti, ma da cosa fuggono». Che il clima politico regionale sia in continua evoluzione, del resto, lo si è capito pure dalle giornate di confronto a Telese dove si è parlato di un progressivo avvicinamento tra Forza Italia e Udeur. «Certo – conferma Cosentino – è in atto un ragionamento volto a rafforzare il centro, come si concretizzerà non è ancora dato saperlo. È comunque un dato di fatto che noi di Forza Italia siamo in continua crescita». Mario Landolfi, coordinatore regionale di Alleanza Nazionale, non si sofferma sul passaggio di Brancaccio all’Udeur ma lo inquadra in un contesto più generale: «Stiamo ragionando di un centrosinistra che non esiste più in Campania e mentre il tanto propagandato Pd è un qualcosa di indefinito e indefinibile. Noi però dobbiamo prepararci a governare, uscire dalla logica stretta degli schemi partitici e puntare ad una condivisione popolare. Per questo ritengo che le Primarie su scala regionale siano lo strumento migliore per individuare una nuova classe dirigente per la Regione Campania. Di cambi di casacca, quando si sgretola un sistema di potere come quello che da 15 anni soffoca la nostra regione come una cappa, ce ne saranno ancora diversi. Noi però dobbiamo continuare ad interpretante le istanze della gente e preparare un governo regionale che avrà tantissimo lavoro da fare per recuperare lo scempio in materia di sanità pubblica, rifiuti, sicurezza, solo per fare alcuni esempi».
Il Mattino