CASERTA. Puntuale è stato l’avvio del Forum Nazionale della Piccola Impresa che per la prima volta si svolge al Sud dell’Italia, al Crown Plaza di Caserta, dopo che le precedenti edizioni hanno visto protagonista la città di Prato in Toscana.
Occhi del mondo imprenditoriale puntati su Caserta, con risvolti positivi anche dal punto di vista turistico, per gli oltre mille congressisti che hanno trovato alloggio negli alberghi cittadini. Un successo dell’attuale dirigenza di Confindustria Caserta che con il presidente Carlo Cicala ha fortemente voluto che il meeting si svolgesse nel Mezzogiorno. Ad aprire i lavori è stato il presidente di del settore Piccola Impresa di Confindustria Campana Roberto Salerno ed a fare gli onori di casa è stato appunto Carlo Cicala. Tra gli invitati il presidente della Provincia Alessandro De Franciscis, il prefetto di Caserta Maria Elena Stasi, il perfetto di Benevento Giuseppe Urbano; il questore Carmelo Casabona il comandante della Guardia di Finanza Francesco Mattana, quello dei carabinieri Carmelo Burgio. Il primo affondo alle difficoltà delle piccole imprese italiane lo ha portato il presidente Giuseppe Morandino che ha rivolto una serie di critiche alla classe politica ed esaltato l’impegno che Confindustria nell’operare concretamente. Per questo l’auspicio di Marandino e che venga fuori nelle istituzioni un Partito del Fare con una maggioranza assoluta e come simbolo l’interesse generale del Paese. Diversamente l’Italia sarà un paese finito. Da qui un parallelo con altri paesi d’Europa sul concetto di competitività tradotto nelle varie lingue. ”In spagnolo si dice ‘competitividad’ – specificato Morandini – e vale una crescita del 4,1%; in tedesco si dice ‘wettbewerbsfahigkeit e vale il 3,1%, in sloveno si dice competitivitr e vale il 6,9%. Ne parlano mille volte al giorno ma non cambia nulla: debito formativo, rimandati a settembre con 1,9, l’1,7’%”. Un invito al governo di litigare di meno ed operare di più. “La Piccola Industria non urla, parla poco, lavora tanto, tira la carretta – ha continuato Morandini – e per questo vuole vedere riconosciuta la dignità che si è concretamente e da sola conquistata sul mercato”. Un discorso che, il ministro Bersani arrivato quasi all’inizio dei lavori, ha seguito passo passo e che nella sua intervista successiva non ha mancato di replicare. “Siamo al convegno del fare, facciamo – ha chiesto il direttore di Confindustria a Bersani – uno, recuperare gli emendamenti sulla privacy presentati al decreto Bersani. Due, convertire velocemente in legge il Ddl Nicolais, fermo da troppo tempo nel parcheggio sotterraneo del Parlamento. Se decidiamo adesso di fare – insiste rivolto al ministro – partite da qui, da queste due cose già lunedì mattina”. Pronta la risposta di Bersani: “Sul fisco nessuno è mai contento e, in giro, non c’è mai un raggio di sole nonostante le misure di revisione della pressione fiscale siano state concertate con le stesse imprese. L’operazione fiscale è stata concepita in una logica di concertazione con le imprese. Se fa male lo si dica, non ci obbliga il dottore, se fa bene, e credo che lo faccia, bisogna dire che fa bene. Che l’Italia sia più nei guai di Francia e Germania bisogna che lo diamo per risaputo. Siamo il paese che ha più debito pubblico e la minore fedeltà fiscale. Anche a me il vabenismo dà fastidio, ma dove vado io non l’ho mai visto. Non c’è mai un raggio di sole”. Poi elenca i risultati ottenuti: “La riduzione fiscale è stata concepita in una logica di concertazione con le imprese. Se fa male lo si dica, non ce lo obbliga il dottore. Se fa bene, e credo che lo faccia, si dica che fa bene Ma purtroppo non ho mai visto ‘va benissimo’, mai visto un raggio di sole”.