CESA. Da alcuni mesi la parrocchia di San Cesario è in fase di restauro ma, per essere riportata all’antico e originale splendore, ha bisogno di fondi che regolarmente, ogni domenica, alla fine della celebrazione della messa, sono richiesti, sottoforma di offerta dal parroco Giuseppe Schiavone.
Nonostante i solleciti, sono ancora pochi coloro che si sono dimostrati caritatevoli verso la chiesa. La popolazione è spaccata a metà: molta la collaborazione dei cristiani praticanti, poca quella dei meno praticanti che addirittura, spesso, ignorano che la parrocchia sia in fase di ristrutturazione. Ma chi si ritiene cattolico non dovrebbe essere, di conseguenza, praticante? O può definirsi tale anche quando entra in chiesa solo nelle “grandi occasioni”: matrimoni, battesimi, comunioni e, sicuramente, per il proprio funerale?! Forse sarebbe meglio definirsi cattolici “occasionalmente praticanti”.
Tuttavia, aldilà della spiritualità, sarebbe doveroso, per il bene dell’intera collettività, collaborare al restauro della propria parrocchia. Certo, i finanziamenti potrebbero arrivare anche dal mondo ecclesiastico ma anche in quell’ambiente, purtroppo, esistono favoritismi. Ci sono, infatti, chiese che in fase di ristrutturazione vengono finanziate dalle diocesi di appartenenza, mentre per altre, come la parrocchia di San Cesario, che hanno paradossalmente pochi “santi in paradiso” occorre affidarsi alla generosità dei fedeli. Ecco perché rivolgiamo un semplice appello a tutti i cattolici cesani: chi ha dia, chi non ha dia quello che può.