James Watson, lo scienziato che nel 1953 scoprì la struttura a doppia elica del Dna umano, in un’intervista rilasciata ad un giornale inglese ha tentato, inutilmente, di giustificare la sua assurda teoria fondata sulla supposta base genetica della differenza di quoziente d’intelligenza tra gli individui di carnagione bianca e quelli di colore. Teoria “sballata” che gli ha regalato le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, oltre a delle critiche feroci.
Il Nobel per la medicina del 1962, nel Regno Unito per promuovere il suo ultimo libro, a causa delle sue insostenibili teorie, tacciate giustamente di razzismo, si era visto cancellare, all’ultimo momento, tutte le conferenze già da tempo previste. Watson, che ricordiamo ha 79 anni, aveva dichiarato al “Sunday Times” di essere piuttosto pessimista per il futuro dell’Africa. Le relazioni tra il ricco occidente e quel continente erano, infatti, basate sull’errata convinzione che l’intelligenza degli africani è identica a quella degli occidentali. Secondo lo scienziato questa convinzione è sbagliata. Sarebbe stata contraddetta da alcuni suoi studi scientifici. Dopo le furiose polemiche, in un articolo scritto per “The Independent”, Watson aveva, invece, chiesto scusa per le sue mal interpretate affermazioni.
Lo scienziato nordamericano aveva dichiarato di comprendere molte delle reazioni provocate dalle sue sciagurate teorie ed aveva anche aggiunto che non intendeva dire che l’Africa è geneticamente un continente inferiore. Anzi…che non esisteva alcuna base scientifica per affermare una simile sciocchezza. Lo scienziato, tuttavia, insisteva nel sostenere che la genetica, un giorno non lontano, potrà spiegare molte caratteristiche del comportamento umano, compreso l’intelligenza e la propensione alla delinquenza.
“Del resto, tutti sanno che una persona su tre, che cerca lavoro negli Stati Uniti, è uno psicopatico” aveva affermato lo scienziato a sostegno della tesi. “Mi domando se questo sia una conseguenza diretta del condizionamento ambientale o dell’eredità genetica degli individui?”, aveva poi, aggiunto. “L’analisi approfondita del DNA dovrebbe in futuro darci una risposta precisa”, aveva concluso. Watson, in precedenza, aveva sostenuto d’essere molto preoccupato per l’ipotesi, tutta da dimostrare, dell’esistenza di persone malvagie in modo innato. “Se verificheremo fino a che punto i geni hanno influenza sul comportamento degli individui, potremo comprendere le reali influenze sulle nostre capacità intellettuali” aveva dichiarato il premio Nobel, nel corso di una conferenza tenutasi presso il suo istituto: il “Cold Spring Harbor Laboratori”.
In quella sede lo scienziato, da tempo, sta investigando sui difetti dello sviluppo cerebrale d’origine genetica, riscontrabili nei casi d’autismo o di schizofrenia. Secondo Watson, un giorno, sarà possibile scoprire le differenze genetiche che, nello sviluppo del cervello, sono alla base delle differenti capacità, dei vari individui, di eseguire difficili calcoli mentali. In alcuni casi, il funzionamento dei vari geni può portare a comprendere le variazioni nel quoziente intellettivo o le ragioni che fanno sì che, ad esempio, alcune persone siano grandi scrittori ma pessimi matematici. Secondo Watson, sembrerebbe esserci una forte relazione tra la capacità di affrontare complessi calcoli matematici e l’autismo. Per questo motivo, studiando l’autismo e la schizofrenia, lo scienziato crede si possa arrivare, in tempi relativamente brevi, a comprendere meglio il fenomeno dell’intelligenza e delle differenze intellettive tra diversi individui.
Secondo il premio Nobel affermare queste cose non è razzismo. Non si tratta di un dibattito sulla superiorità o l’inferiorità di una razza rispetto ad un’altra. Si tratta di capire perché alcune persone diventano grandi musicisti ed altre grandi astrofisici, pur avendo lo stesso quoziente intellettivo. In merito alle polemiche, Watson, ha recentemente dichiarato d’essere intenzionato a proseguire, a qualsiasi costo, il giro di conferenze, anche se molti organizzatori si sono detti disgustati delle sue opinioni e, per questo, hanno disdetto ogni appuntamento. In molti sperano ancora che il Nobel si ravveda delle sue assurde convinzioni. A Cambridge si è già acceso un forte dibattito tra gli studenti a favore delle teorie di Watson e quelli contro.
Peccato che Sherlock Holmes sia solo il parto della fantasia di Sir Arthur Conan Doyle. Se fosse stato un uomo in carne ed ossa, alla domanda: “Signor Holmes, lo conosce quel demente che afferma che i neri sono meno intelligenti dei bianchi?” avrebbe certamente risposto “Yes…elementare…è Watson…”.