PALERMO. 8 anni di reclusione: è questa la condanna richiesta per il presidente della Regione Salvatore Cuffaro al termine delle requisitoria al processo “Talpe alla Dda”. Le accuse a suo carico sono di favoreggiamento a Cosa Nostra e rivelazione di notizie riservate.
“A questo punto ci aspettavamo una richiesta pesante, peraltro anticipata anche in questi giorni da qualcuno. Certo, non ci attendavamo il massimo previsto dalla legge. Comunque da noi anche la richiesta di un solo giorno di carcere sarebbe stata ritenuta eccessiva”. E’ il commento dei legali di Cuffaro, Nino Caleca e Nino Mormino, che proprio questa mattina hanno depositato, nella terza sezione del Tribunale di Palermo, l’istanza in cui chiedono la “remissione” del processo in un’altra sede giudiziaria per “la grave situazione ambientale”. Stamane, al fianco dei pm Maurizio De Lucia e Michele Prestipino il Procuratore Giuseppe Pignatone che ha dichiarato: “Questo è stato definito il processo alle “talpe” – ha detto – ma tale definizione è riduttiva. Questo processo ha svelato alcuni aspetti strategici e vitali per Cosa nostra, facendo emergere il coacervo di interessi illeciti che hanno accomunato mafiosi, imprenditori, professionisti ed esponenti delle istituzioni, compresi rappresentanti politici”. Nel processo sono coinvolti altri dieci imputati: per il manager della sanità privata Michele Aiello e il maresciallo del Ros Giorgio Riolo, i pm hanno chiesto rispettivamentediciotto e nove anni, conl’accusa di associazione mafiosa; cinque anni invece per il radiologo Aldo Carcione, imputato di concorso in rivelazioni di segreto d’ufficio. E adesso toccherà alla Cassazione decidere.
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