ROMA. Il caso De Magistris finisce per peggiorare il rapporto tra i ministri Clemente Mastella e Antonio Di Pietro, che non hanno mai nascosto l’antipatia reciproca, finendo addirittura a beccarsi, come due ragazzini, attraverso i blog.
Ma ora, dopo la decisione della Procura di Catanzaro di togliere al pm De Magistris, “per incompatibilità”, l’inchiesta su politica-affari in Calabria, che vedrebbe coinvolti lo stesso Mastella e il premier Romano Prodi, i due ci vanno giù pesante. “Lo Stato di diritto finisce nel momento in cui si mina l’indipendenza e la terzietà della magistratura. E minare lo Stato di diritto potrebbe anche portare al capolinea il governo in carica”, sono state le parole di Di Pietro alla notizia. E Mastella, nel replicare, non ha usato mezzi termini: “Non capisce di diritto, è un analfabeta della materia. Se leggesse qualche libro eviterebbe le gaffes”. Il Guardasigilli, al termine della messa celebrata dal Papa a Napoli, ha poi sottolineato che “avocazione non significa interruzione dell’inchiesta”, e ha scagliato l’ultima frecciata a Di Pietro: “Di sicuro non debbo rispondere di 100 milioni, né della Mercedes”. E si, Mastella ha rievocato la famosa Mercedes 300E e il prestito di 100 milioni di lire che, in piena Manipulite, avrebbero costituito “regali” fatti all’allora magistrato dall’ex presidente della Maa assicurazioni Giancarlo Gorrini, all’epoca al centro di una vicenda giudiziaria. “Regali” che mandarono Di Pietro sotto inchiesta, dalla quale però è stato prosciolto.
Di frecciate Mastella ne ha lanciate anche contro De Magistris: “Mi ha iscritto nel registro degli indagati perché sapeva che, per incompatibilità, gli veniva tolta l’inchiesta e diventava un eroe nazionale”. Secondo il ministro il comportamento di De Magistris sarebbe legato al fatto che atti della sua inchiesta sono stati bocciati dalla Cassazione. “Finchè toccava al solo Prodi non c’era incompatibilità perché non era il ministro che giudicava. Con me invece c’é il conflitto di interessi. Probabilmente sarà stata questa la ragione, anche perché in questa inchiesta la Cassazione ha già bocciato alcuni provvedimenti”. E conclude: “L’inchiesta vada avanti, non ho alcuna difficoltà, sono il primo a chiederlo, perché voglio che questi schizzi di fango che mi sono stati gettati addosso mi vengano tolti”.