“Chi di spada ferisce di spada perisce”. Un vecchio detto che si addice benissimo al governo del centrosinistra. Per essere più precisi: alla politica d’opposizione fatta dal centrosinistra durante il governo Berlusconi.
Tutto ciò che loro hanno usato per contestare quella che era la politica del centrodestra sul lavoro, sulle pensioni, oggi si rivela un boomerang che torna indietro per essere lo strumento di discordia del governo Prodi. Ogni stratagemma è stato usato per cercare di vincere le elezioni, hanno parlato di abolire la legge Biagi, che poi legge Biagi non è, sarebbe meglio dire legge 30. L’altro strumento di campagna elettorale: la legge sulle pensioni, che ha creato anch’essa un effetto domino a discapito del governo. Si son tirati la zappa sui propri piedi, direbbe qualche contadino di altra epoca. Tutto ciò che è stato contestato durante la scorsa legislatura oggi diventa la gatta da pelare dei moderati di centrosinistra, oppressi dalle continue minacce di una sinistra estrema soffocante, che impedisce di compiere dei cambiamenti in seno al Paese. Lungi dalla risoluzione concreta dei problemi di cui l’Italia ha bisogno, continuano in scaramucce condizionando l’andamento del governo. Tutto questo era nell’aria già prima delle elezioni e si è prontamente in questo scorcio di legislatura, dove le leggi vengono fatte a colpi di fiducia. In tal senso, un monito è arrivato anche dal Capo dello Stato, il quale ha esortato la maggioranza ad evitare continue fiducie, soprattutto per le manovre finanziarie. Romano Prodi indica nel Partito Democratico la svolta decisiva per il Paese. Sebbene lo stesso Pd sia uno strumento significativo nella svolta politica italiana, bisogna capire con quale sistema si andrebbe a creare la prossima coalizione di governo. Un bel nodo da sciogliere.
Sicuramente un nuovo governo, dopo la nascita del Pd, non può essere ricomposto da tutte quelle forze di sinistra estreme che oggi stanno condizionando fin troppo l’attuale esecutivo. Il Pd dovrebbe avere il ruolo della vecchia Dc, un partito moderato che potrebbe stare bene soltanto con altre forze moderate. Allora gli scenari potrebbero essere sorprendenti. Da un lato il Pd, un partito di moderati, dall’altro Forza Italia, altro partito di moderati. Vuoi vedere che questi si uniscono sotto un unica bandiera e fanno un patto di non belligeranza formando un governo insieme, con un sistema elettorale alla vecchia maniera, “proporzionale puro”, facendo un alleanza di governo dopo le elezioni? In questo modo potrebbero essere messi in sordina tutti quei partiti riconosciuti come estremisti di destra o di sinistra. Utopia? Rifletteteci bene, per quale motivo Walter Veltroni ha invitato Veronica Lario, la moglie di Silvio Berlusconi, a far parte del Pd, invito respinto al mittente immediatamente? Il dubbio resta: era la moglie del rivale politico, per quale motivo Veltroni si sarebbe spinto così fuori dalle regole chiedendogli di aderire al Pd? L’obiettivo era quello di creare un nemico in casa del presidente di Fi, o forse voleva ben altro? Lo scopo forse era quello di iniziare un approccio politico che avrebbe convinto successivamente il Cavaliere a fare un alleanza con il Pd, coniugando i due partiti moderati, cercando di far uscire il Paese dalla crisi.
A questo Paese, infatti, serve una forza di maggioranza che sia in grado di avere una preponderanza per guidarlo senza troppi intoppi provocati da partiti e partitini. Veronica Lario era l’unico strumento a disposizione per poter iniziare un dialogo diverso orientato in tal senso, altrimenti non si spiega la ragione della “corte” fattagli del futuro leader del Pd. Se lo avesse fatto Berlusconi, chiamando Barbara Palombelli, moglie di Francesco Rutelli, si sarebbe scatenato un putiferio. Invece, sulla richiesta di Veltroni nessuno ha aperto bocca. Tranne il sindaco di Venezia, Cacciari, che ha detto: “Io non l’avrei fatto, se la moglie di Berlusconi vuole entrare nel Pd, prima si iscrive come un comune mortale e poi si vedrà”. Sagge le parole del sindaco di Venezia, ma Veronica Lario è la moglie del Cavaliere. Immaginate che scalpore avrebbe fatto un suo ingresso nel Pd. Ma poi, vi rendete conto cosa avrebbe significato per Berlusconi avere la propria consorte con Prodi, Veltroni e company?! Qui gatta ci cova, neanche il leader di Fi ha rilasciato dichiarazione su questa questione, solo la Lario ha declinato gentilmente l’invito di Veltroni, facendone una questione morale per il ruolo che occupa al fianco del marito.
Lasciamo nascere il Pd e poi sapremo sicuramente quali saranno gli scenari futuri nel panorama politico Italiano. Tutto sommato al voto si andrà ben presto. Così l’Italia di certo non può andare avanti. Le ragioni della nascita veloce del Pd possono essere proprio le elezioni anticipate.