Aversa e l”ipocrisia dell”antipolitica

di Redazione

La CastaDa qualche tempo a questa parte anche ad Aversa si sta manifestando il nuovo gioco dell’antipolitica. Il gioco consiste nel criticare, calunniare e attaccare la politica e i politici, quelli troppo esposti ma soprattutto i cosiddetti “trombati”.

Termine, quest’ultimo,riferito nella maggior parte dei casi – e specie dalle nostre parti – a coloro che non hanno fatto abbastanza clientelismo, che non hanno investito abbastanza denaro per comprarsi i voti oppure hanno suscitato troppe e distruttive invidie nei loro concorrenti, interni ed esterni ai rispettivi partiti e coalizioni.

Per carità, fatte poche e doverose eccezioni, certi politici nostrani e nazionali le critiche se le meritano tutte: si tratta di una casta abilissima nel conservare la propria poltroncina e i propri privilegi, ma del tutto incapace sia di produrre serie riforme e cambiamenti, sia di aprirsi alla società, alle nuove generazioni o meglio, ai nuovi bisogni.

Insomma, siamo obiettivamente di fronte ad una politica statica, che ragiona e parla per slogan e perpetua arcaiche prassi feudali, che non suscita attrazione, che crea sempre meno adepti, e quei pochi che crea sono in realtà individui lobotomizzati, troppo spesso pavidi anche nel pensiero.

Tutto vero, purtroppo e in massima parte.

Ma i problemi, i guasti e gli scandali italiani sono davvero concentrati esclusivamente nella “malapolitica”?

Pensiamoci bene: gli antipolitici guardano le cose a senso unico e col paraocchi; alcuni di essi sono semplicemente degli sprovveduti, ma altri (la maggior parte) sono dei grandissimi ipocriti.

Il perché di queste nostre affermazioni è presto spiegato con qualche piccolo e chiaro esempio.

Vogliamo parlare della magistratura? Ebbene, trovate che sia solo colpa di Mastella se i processi durano decenni? Secondo voi è normale che i tribunali italiani vadano in ferie da metà luglio fino a settembre?

Vogliamo parlare di quegli industriali che da un lato fanno la predica alla politica e dall’altro speculano, pretendendo e ottenendo soldi pubblici per risanare le proprie aziende che poi, invece di assumere, mettono tanti lavoratori in “cassa integrazione”? O che aprono le proprie società in qualche “paradiso fiscale” straniero per poi farci la predica sul fatto che il “sistema Italia” non funziona?

Vogliamo parlare dei sindacati e della loro frequente “complicità” coi datori di lavoro a danno dei lavoratori nonché del loro immenso potere economico e politico di cui non danno conto a nessuno?

Vogliamo parlare dei giornalisti? Di come l’informazione sia in massima parte non libera e distorta, imprigionata com’è dalle lobbies economiche e tesa a favorire questo o quel potere politico o industriale?

Vogliamo parlare dei “baroni universitari” che lavorano poco per l’Università e ricevono da questa migliaia di euro in cambio, oltre agli incarichi professionali conferitigli delle amministrazioni pubbliche? Vogliamo parlare delle conseguenti vicissitudini degli studenti universitari? Vogliamo parlare di come gli stessi “baroni” bloccano la carriera di migl iaia di ricercatori sottopagati e precari a vita? Badate bene, diciamo “precari” non “flessibili”!

Vogliamo parlare poi di tutti quegli aversani ed italiani che sanno solo criticare seduti comodamente sul divano di casa loro? Cioè di tutte quelle persone che sono disposte “a vederti fare la rivoluzione” ma che non smuovono mai le chiappe dalla sedia?

Vogliamo parlare di tutti quei ragazzi che non si interessano minimamente della “cosa pubblica” (non diciamo impegnandosi nei partiti ma almeno come singoli cittadini) e che poi si lamentano perché non c’è un ricambio generazionale nelle classi dirigenti delle loro città o dell’intero Paese?

E cosa vogliamo infine dire di quelle persone che non leggono, non s’informano, non partecipano o non parteciperanno mai ad un consiglio comunale, persone svogliate che non sanno far altro che criticare (o calunniare) le idee o azioni altrui senza formulare uno straccio di pensiero o di proposta?

La verità è che ci sono tanti cittadini aversani ed italiani, anche politici, che svolgono il loro ruolo per passione e per convinzione, finendo col tutelare e garantire anche coloro che, immobili e spesso nascosti nell’ombra, sono capaci solo di criticare. Pertanto se è vero che non si può difendere “in toto” l’attuale classe politica locale e nazionale, è altrettanto vero che non si possono difendere le tesi degli ipocriti antipolitici affetti da criticismo acuto e finta paraplegia cronica.

Si ricordi piuttosto che per ogni persona intelligente e capace che si tira indietro di fronte all’impegno pubblico e civico, ci sono tre sprovveduti o “nati servi” pronti a prendere il suo posto. Ed in tal caso è perfettamente inutile poi lamentarsi.

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