Riceviamo e pubblichiamo i risultati di uno studio effettuato da Tammaro Tavoletta, del settore energia della Ugl Caserta, sulla condizione attuale degli impianti di depurazione campani.
“La situazione degli impianti di depurazione in Campania è degna di un paese del terzo mondo. Non esiste né un vero censimento pubblico di tutti gli impianti, né tanto meno esiste una struttura pubblica garante della funzionalità degli stessi. Dagli ultimi accertamenti effettuati da strutture pubbliche, si sono riscontrati, almeno sul Litorale Domizio, degli Organismi geneticamente deformati, eppure non è stata addebitata nessuna responsabilità per il cattivo funzionamento degli impianti di depurazione. Se la cosa fosse vera, e potrebbe anche essere, ci sarebbe comunque poco da rallegrarsi poiché vorrebbe dire che le responsabilità sarebbero da ribaltare ai tanti trasportatori di reflui speciali che spronati da una mera questione economica e da una poca attenzione sul fenomeno, aversano, anziché negli impianti, direttamente nelle fogne e quindi nel mare. In Regione esistono cinque tipologie di impianti di depurazione: quelli Comunali, quelli consortili, quelli Regionali, quelli privati e quelli delle Asi. I comunali ed i consortili risultano sistematicamente o non attivi o non funzionanti, pertanto i reflui vengono versati in fiumi o alvei naturali, senza nessun genere di trattamento. Quelli Regionali, sono dodici, generalmente immensi e vetusti hanno elevati costi di gestione (circa 50 milioni di euro lanno) e funzionano male. Gli unici a funzionare sono quelli privati e quelli delle A.S.I. che vengono monitorati in modo costante e continuo sia dagli organi di controllo (quali ASL, ARPAC, Ispettorato del Lavoro ecc.) e sia dalla competente Procura della Repubblica”.