MYANMAR. Arriva in Birmania l’inviato speciale dell’Onu per i diritti umani, Paolo Sergio Pinheiro. Il suo compito è visitare le carceri del Paese e verificare il numero di persone uccise e detenute sin dall’inizio della repressione, da parte della giunta militare, contro le proteste dei monaci buddisti e dell’opposizione.
Pinheiro incontrerà i capi del regime ai quali chiede piena collaborazione, pena l’interruzione della sua visita, anche per instaurare un dialogo con l’opposizione e, in particolare, con la leader Aung San Suu Kyi, da anni agli arresti domiciliari, alla quale venerdì scorso è stato concesso di uscire di casa per incontrare i compagni di partito. Un primo segno di cooperazione, quello dei generali birmani, dopo l’incontro con l’inviato Onu Ibrahim Gambari. Gli stessi generali che già nel 2003 aveva impedito a Pinheiro di visitare il Paese. Intanto, Amnesty International ha inviato oggi alle autorità del Myanmar un documento in cui denuncia le gravi violazioni dei diritti umani, tuttora in corso dopo la svolta repressiva di settembre. L’organizzazione per i diritti umani ha preparato questo documento proprio in occasione della visita dell’alto funzionario delle Nazioni Unite. “Le prove su arresti arbitrari di massa, presa di ostaggi, sparizioni, percosse e torture ai danni dei detenuti smentiscono senza ombra di dubbio qualsiasi pretesa del governo di Myanmar che la situazione sia tornata alla calma”, ha detto Catherine Baber, direttrice del Programma Asia-Pacifico di Amnesty International. “Anziché denunciare le interferenze nella sovranità del Paese, – ha aggiunto Baber – le autorità del Myanmar dovrebbero onorare l’impegno a collaborare pienamente con le Nazioni Unite, dando pieno accesso al relatore Pinheiro e attuando le richieste del Consiglio Onu dei diritti umani e del Consiglio di sicurezza”. Il documento, diffuso oggi, parla di circa 700 prigionieri politici detenuti, tra cui 15 che stanno scontanto condanne fino a 9 anni e mezzo di carcere; familiari ed amici di persone ricercate presi in ostaggio per convincere quest’ultime ad arrendersi; morte in carcere di prigionieri a seguito di torture e pestaggi brutali; condizioni di prigionia agghiaccianti, comprendenti il diniego di acqua, cibo e cure mediche e reclusione dei detenuti in gabbie per cani; la sparizione di almeno 72 persone, di cui si é persa ogni traccia dopo il giro di vite di settembre e su cui le autorità non stanno fornendo informazioni; mancata comunicazione, da parte del governo, del numero esatto delle persone uccise durante la repressione; presenza di tiratori scelti a bordo dei carri armati e lungo i ponti, dotati di armi letali, la cui azione durante le manifestazioni di settembre ha provocato la morte di almeno due studenti e il ferimento grave di altri dimostranti; divieto di transito alle ambulanze e l’ordine agli ospedali privati di non prestare cure mediche ai feriti. Il regime birmano dovrà consegnare a Pinheiro l’elenco delle persone arrestate e condannate, nonché garantire il pieno accesso a tutte le carceri e ai forni crematori.