E” morto il giornalista Enzo Biagi, giovedì i funerali

di Antonio Taglialatela

Enzo BiagiE’ morto Enzo Biagi, decano dei giornalisti italiani. Aveva 87 anni. Nei giorni scorsi era stato ricoverato in condizioni critiche, per problemi cardiaci e renali, nella clinica Capitanio di Milano, dove è stata allestita la camera ardente.

La bara di legno è coperta da un drappo bianco. Le esequie si terranno giovedì prossimo a Pianaccio, il piccolo borgo di Lizzano in Belvedere, sull’appennino tosco-emiliano in provincia di Bologna, dove era nato il 9 agosto 1920. “Era addormentato e si è spento serenamente. Grazie a tutti coloro che ci sono stati vicini e ci hanno dato conforto”, ha commentato la figlia Bice.

Tra i primi giunti per rendere omaggio alla salma del giornalista e scrittore, il direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli: “Una persona ancora viva che ha lavorato fino all’ultimo giorno – ha detto Mieli – Un essere umano con una forza che non ha avuto uguali nella nostra professione. Il ricordo più forte? La mano che mi ha tenuto sulla spalla in questi anni di direzione al Corriere della Sera, nei momenti difficili lui era lì”.

la camera ardenteCordoglio dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “Scompare con Enzo Biagi una grande voce di libertà. Egli ha rappresentato uno straordinario punto di riferimento ideale e morale nel complesso mondo del giornalismo e della televisione, presidiandone e garantendone l’autonomia e il pluralismo. L’amore per l’Italia e la conoscenza della storia nazionale avevano ispirato la sua opera di scrittore e le sue indagini nel vivo della realtà italiana”.

Sincera e commossa partecipazione al dolore dei familiari di Biagi è stata espressa dal presidente del Consiglio, Romano Prodi: Scompare con Enzo Biagi un grande maestro dell’informazione che ha portato nelle case degli italiani con puntuale attenzione e sensibilità giornalistica le notizie e i commenti di tanti eventi della nostra storia di questi decenni, attraverso la carta stampata, gli schermi televisivi e numerosi libri di successo”.

Il suo collega e coetaneo Giorgio Bocca: “E’ stato mio compagno di giornalismo per 30 anni, è un ricordo fortissimo. Abbiamo avuto una carriera parallela e ci siamo seguiti sempre da lontano, devo dire stando sempre dalla stessa parte. Ci ha unito sempre l’antiberlusconismo e l’amore per la democrazia”. Oltre ad essere una famosa penna del Corriere della Sera, è stato autore di numerosi libri e conduttore di trasmissioni come “Il Fatto” e la recente “Rt – Rotocalco Televisivo”.

“Con lui scompare una grande voce di libertà”, ha detto Eugenio Scalfari.

Nel 2002 fu allontanato dalla Rai dopo il famoso “editto bulgaro” dell’allora governo Berlusconi, assieme al giornalista Michele Santoro e al comico Daniele Luttazzi.

Aveva sposato Lucia Ghetti, insegnante, il 18 dicembre 1943. Dopo la morte della moglie, le dedicò un libro, uscito nel 2003, intitolato “Lettera d’amore a una ragazza di una volta”.

Biagi aveva cominciato a scrivere sui giornali, anche come recensore cinematografico, all’epoca del regime fascista, poi, dopo il 1943, era passato anche lui, come molti giovani della sua generazione, attraverso la Resistenza al nazismo, per avvicinarsi poi al socialismo. La sua storia di successo professionale nasce in particolare col settimanale Epoca, nella cui redazione entra nel 1952, e si consolida poi con la stagione politica del centrosinistra negli anni 60, con i suoi reportage e interviste. Ha lavorato per una decina di quotidiani, ha scritto numerosi libri di attualità, memorialistica, storia contemporanea, ma anche narrativa. Negli anni 70 realizzò una serie di reportage in giro per il mondo pubblicati nella serie “Geografia di Enzo Biagi”. Ma vent’anni prima aveva scritto anche un film: “Camicie rosse”, del 1953, con Anna Magnani e Francesco Rosi. La tv arriva nella sua vita nel 1961, quando viene chiamato a Roma a dirigere il telegiornale, ma presto lascia la Rai per andare alla Stampa come inviato. Nel 1971 diventa direttore del Resto del Carlino e riprende le collaborazioni con la Rai, ma un anno dopo è allontanato dal quotidiano bolognese e torna al Corriere della Sera, dove aveva iniziato una collaborazione nella seconda metà degli anni 60. Nel 1995 su Rai1, inizia la trasmissione “Il Fatto”, una “striscia” di approfondimento di pochi minuti che segue il Tg1. Famose le due interviste a Roberto Benigni, l’ultima delle quali nel 2001 in piena campagna elettorale, dove il comico parlò di Berlusconi e della sua candidatura alla guida del Paese. L’ultimo suo libro, “Quello che non si doveva dire”, è stato pubblicato l’anno scorso e riguarda i fatti che avrebbe trattato nella sua trasmissione, se fosse sopravvissuta al governo di centrodestra.

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