Come ogni anno con l’avvio della discussione in Parlamento della legge Finanziaria si accendono furiose polemiche sulle spese previste in bilancio per la Sicurezza e la Difesa. La senatrice Silvana Pisa, vicepresidente del gruppo di Sinistra Democratica e segretaria della Commissione Difesa del Senato, protagonista di accese polemiche sulla questione e fautrice di tagli alle spese per gli armamenti risponde ad alcune nostre domande.
In Italia è vero o no che le spese militari sono la metà di quelle sostenute da UK e poco meno della metà di quelle francesi e almeno per un terzo inferiori a quelle della Germania?
E’ falso. L’Italia non spende per la Difesa meno degli altri paesi europei. Da un confronto incrociato tra i dati EUROSTAT e NATO risulta che l’Italia dedica complessivamente alla difesa più dell’1,5 per cento del PIL, percentuale quasi in media con il resto dell’Europa (e superiore, per esempio, alla stessa Germania), mentre la spesa sociale nel nostro Paese risulta essere notevolmente inferiore (il rapporto è di circa uno a tre) rispetto agli altri Paesi europei. Sempre i dati NATO riportano che il nostro paese ha speso, per la Difesa, nel 2005 quasi il 2% (fonte: comunicato stampa della NATO 999 del 18.12.2006); nel 2006 l’1,7%; nel 2007, grazie ai fondi aggiuntivi della finanziaria, ha raggiunto quasi il valore del 2005.
Perché allora tanta confusione su questi numeri?
Il punto è che la Difesa sottrae dal conteggio finale diverse voci che invece dovrebbero fare capo a questo ministero. Praticamente le voci di spese che riguardano “la politica estera di sicurezza e difesa” del nostro Paese sono sparse in vari bilanci che si riferiscono a ministeri diversi, il che rende l’interpretazione dei dati opaca. Su questo punto in Commissione Difesa del Senato è stato accolto un ordine del giorno della sinistra (PRC, SD, PDCI, VERDI) che chiede di adottare un parametro comune a quello degli altri paesi europei che risultano più trasparenti nel conteggio. L’opinione pubblica deve sapere che le spese per armamenti rappresentano una delle voci più onerose del bilancio dello Stato : nelle scorsa finanziaria più di 3,257 miliardi di euro, nell’attuale finanziaria 4.939 miliardi. Considera che la reale portata di questi investimenti è difficilmente riscontrabile, sia perché sono spese protratte in decenni, sia perché risultano suddivise tra bilancio della Difesa, bilancio delle Attività produttive (ora Sviluppo economico), o proprio perché affidate ad espedienti creativi come il leasing o mutui.
Converrai che le risorse del ministero dello Sviluppo Economico supportano programmi fondamentali per l’industria nazionale,le cui ricadutetecnologicherappresentano elemento fondamentale per losviluppo dell’intera economia.
Va chiarito subito un punto: le risorse per la Difesa conteggiate nel loro complesso sono aumentate rispetto a quelle dello scorso anno, in maniera notevole se si considerano anche gli armamenti che fanno capo al ministero dello Sviluppo Economico (il totale di questa manovra raggiunge i 22.586.615 milioni di euro, circa 1 miliardo in più della scorsa finanziaria). Continuo a non capire cosa c’entra l’uso duale con l’Eurofighter (EF 2000) con le Fregate FREMM, col sistema di combattimento della nuova Unità maggiore (la portaerei Cavour)… e tanti altri strumenti di guerra di ampia proiezione (e quindi non difensivi né adatti per il peacekeeping), che sono finanziati col contributo del Ministero di Bersani.
Eurofighter è il programma più importante per l’industria aerospaziale europea.
Ti rispondo che nel merito delle spese per gli armamenti, la parte del leone la fanno proprio i mezzi aerei (1.360 milioni di euro) e i mezzi marittimi. La Finanziaria 2008 prevede un aumento molto consistente delle risorse per i programmi d’arma che riguarda sia quelli già avviati negli scorsi anni che le new entry, mai votate dal Parlamento (12 elicotteri EH-101, in parte da trasporto, in parte combat; elicotteri medi per carabinieri; 15 velivoli da addestramento M346, di cui l’Aeronautica Militare non ha necessità utilizzando già gli addestratori MB-339 recentemente rinnovati; ecc). Il totale della cifra raggiunta è di quasi 5 miliardi (4.919milioni di euro).
In fase di stesura del documento finanziario le dichiarazioni del ministro Parisi sull’inadeguatezza delle risorse previste per la Sicurezza e Difesa hanno riscosso diffuso consenso non solo in ambienti militari.
In Senato a luglio la maggioranza del Senato nel DPEF concordava di non aumentare queste spese per gli armamenti. L’intesa è risultata indifferente alla Difesa, per la quale evidentemente è ritenuto più vantaggioso tutelare gli interessi delle industrie del settore e di Finmeccanica in particolare. La lobby delle armi è potentissima nel nostro Paese e nel governo e alcuni sottosegretari, quando ne difendono i prodotti, paiono più degli agenti di commercio che dei politici. Potremmo essere d’accordo sul fatto che le spese d’esercizio sono compresse: anche noi della sinistra lo abbiamo denunciato più volte. Ma gli strumenti parlamentari per fare delle compensazioni all’interno della stessa Difesa sono inefficaci perché lo spostamento di fondi tra investimento ed esercizio non è contabilmente possibile, e così succede -se le lamentele di Parisi e degli Stati Maggiori corrispondono al vero- di acquistare aerei sofisticatissimi e di vederli restare a terra per mancanza di carburante! Per tutte queste ragioni è una bugia sostenere che la spesa per la difesa è bassa ed è disonesto utilizzare questa argomentazione per comprimere le risorse per l’esercizio e il personale.
Siamo un Paese impegnato in importanti scenari che ha necessità di mezzi e risorse per sostenere gli impegni che assume in politica internazionale.
Infatti le nostre Forze armate partecipano a missioni terrestri di peace keeping dove la qualità e la competenza dei nostri militari sono apprezzate internazionalmente e dovrebbero essere queste, soprattutto in epoca di restrizioni finanziarie, le nostre priorità. Invece dalla scorsa finanziaria è aumentata la sproporzione tra la cifra stanziata per gli armamenti (1700 milioni di euro più 1550 solo per il 2007) con le spese d’esercizio, che riguardano manutenzione e addestramento (350 + 150 milioni di euro), che determinano la sicurezza per le condizioni operative dei nostri militari, che rappresentano la vera risorsa delle nostre Forze armate. Nell’attuale finanziaria le spese d’esercizio sono il 16-40% del bilancio contro il 29% per l’investimento in armamenti. Ma lo sai che l’Italia è il paese che spende di più della maggior parte dell’Europa per ospitare basi e contingenti USA e Nato? Dal documento del 2004 “Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defence” che riporta dati del 2003, risulta che l’Italia è tra i paesi alleati quello che più contribuisce alle spese degli Usa in Europa (mediamente il contributo dei paesi NATO si aggira sul 28%; l’Italia partecipa al costo con il 41%, la Germania con il 32.6%, la Gran Bretagna con il 27,1%). Il contributo italiano è di circa 365 milioni di dollari (al cambio del 2003) e riguarda sia le spese dirette (3,02 milioni di dollari) sia soprattutto quelle indirette come la concessione gratuita dei terreni e delle installazioni delle basi, l’esonero del pagamento di tasse locali, IVA, accise sui carburanti. Come vedi dal computo complessivo si raggiunge e si supera anche il livello di spese per la difesa di altri paesi europei e si dimostra l’attendibilità del dato NATO che precedentemente richiamavo.
La Commissione del Senatole scorse settimane ha approvato un rapporto contrario sulla manovrasui Fondi stanziati per la Difesa dallalegge Finanziaria 2008. Il giudizio negativo contenuto nelRapportoformulato dal presidente della commissione nonché relatore dei documenti Sergio De Gregorio è motivato essenzialmente con la scarsità di risorse messe a disposizione dal governo.
Come ho finora provato a dimostrare le risorse per la Difesa conteggiate nel loro complesso sono aumentate rispetto a quelle dello scorso anno. Tuttavia la destra è maggioranza nella Commissione Difesa del Senato e questo si è fatto sentire anche in occasione della votazione su questa finanziaria che si è conclusa con il parere negativo di tutta l’opposizione. La scusa utilizzata è che le spese per l’esercizio e per l’investimento sono state ridotte: palesemente falso, se si confrontano non solo con quelle del governo Berlusconi, ma anche con la finanziaria dello scorso anno. Il presidente De Gregorio, estensore del parere, afferma che il settore esercizio si avvicina alla soglia dell’inefficienza e mette a rischio gli impegni assunti in ambito internazionale. Su questi temi gli ha spianato il cammino lo stesso ministro Parisi che, nella sua relazione in Commissione, aveva affermato che le risorse per il settore sono insufficienti e “siamo vicini ad una irreversibile inefficienza”. Tante lamentele per un gioco delle parti che non aiuta la comprensione né la trasparenza di questo passaggio parlamentare in cui il responsabile della Difesa distribuisce le sue risorse e poi protesta per come sono assegnate. Da tempo noi sosteniamo che basterebbe dedicare all’esercizio una parte dei fondi che si dedicano alle armi.
In commissione Difesa hai presentato un ordine del giorno nel quale chiedevi al Governo di sospendere la partecipazione al programma JSF. Eppure con la dismissione degli F104, l’Ami dispone di una flotta di appena 185 velivoli da difesa. Considera che non c’è partita con quella inglese e quella francese e pensa che solo nel 2015questo rapporto si equilibrerebbe con la flotta tedesca che dovrebbe ammodernarsi e ridursi a 285 aerei mentre quelli italiani dovrebbero crescere a 265 velivoli , dei quali 131 F-35 “Lightning II”.
Della partecipazione italiana al programma americano F-35 (JSF)si discute molto, tuttavia il sottosegretario Forcieri il 7 febbraio 2007 ha firmato il protocollo d’intesa con il Governo americano per la produzione iniziale (PSFD) del velivolo e per proseguire quindi la collaborazione italiana al programma. Ho presentato un ordine del giorno che è stato respinto nel quale chiedevo al Governo di sospendere ogni attività sul programma JSF, perché ho espresso come molti hanno fatto,perplessità legittime sul costo finanziario e politico della partecipazione italiana ad un programma militare di tale portata. I miei stessi dubbi sono stati sollevati da molti esperti europei e Usa e da altri Paesi partner del programma preoccupati dai costi eccessivi e sulle capacità future dell’ F-35 di centrare i requisiti prestazionali. Sai bene dei tanti problemi che ha il programma negli stessi USA e che molte critiche sono state indirizzate in Europa a Lockheed Martin che non trasferirebbe know-how (anche il partner inglese si è lamentato). Considera che anche gran parte delle popolazioni di Cameri è contraria alla trasformazione dell’aeroporto locale in sede di assemblaggio del velivolo.
La Finanziaria 2008 stanzia importanti fondi per il programma europeo Eurofighter. (5,4 Miliardi di Euro). Tuttavia questi, come sostenuto dal sottosegretario Forcieri, basteranno solo per ammodernare il primo lotto di velivoli gia in flotta e per completare l’acquisizione della seconda tranche di aerei previsti dal contratto.
La III tranche del programma EFA prevista dell’intesa tra i paesi europei del Consorzio vale altri 236 aerei dei quali 46 velivoliprevisti per l’Ami. Le recenti polemiche tra il sottosegretario alla Difesa tedesco Eichemboom e il suo omologo italiano hanno reso pubblico che la mancata acquisizione di questi velivoli da parte delle aeronautiche italiana e inglese esporrebbe il nostro Paese a pesanti penali, oltre che penalizzare le impreseaeronautiche italiane per almeno 4 – 4,5 Miliardi di Euro. Tutto questo conferma che programmi come quello americano JSF, e come quello europeo EFA, attengono molto alla sfera politica e industriale, oltre che ovviamente a quella militare e che quando sono in discussione le capacità di difesa e la superiorità militare è bene chei paesi europei imparino a ragionare in un contesto continentale proponendosi un lungo ma necessario cammino sulla strada dell’autonomiamilitare e tecnologica. Consentimi di chiudere richiamando le sempre citate parole pronunciate più di un anno fa dall’ex capo di stato maggiore, generale Fraticelli, che lamentava: «Ci servono più di cento aerei d’attacco? Ci servono una nave portaerei e dieci fregate multiuso? Il modello che prevede maggiori capacità offensive a quale scenario dovrebbe adattarsi? A chi dobbiamo andare a fare la guerra? Quali minacce dobbiamo fronteggiare? Qual è la giustificazione politica?». Domande a cui nessuno ancora ha risposto!