Dopo la morte di Giovanna Reggiani, la donna seviziata e uccisa martedì sera a Roma dal romeno Nicolae Romulus Mailat, scattano le prime espulsioni per gli “indesiderabili”, in particolare proprio gli originari della Romania.
Gli elenchi sono stati compilati nelle questure dei Roma, Milano, Napoli, Torino e Firenze e ora verranno firmati dai rispettivi Prefetti dopo che ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato il decreto (oggi pubblicato in Gazzetta Ufficiale) per dare appunto ai Prefetti il potere di espellere, per motivi di sicurezza, i cittadini comunitari che “hanno compromesso la tutela della dignità umana o dei diritti fondamentali della persona o l’incolumità pubblica”. Il Viminale, che ieri ha vissuto una giornata dai contatti tra il ministro degli Interni Giuliano Amato e il capo della Polizia Giovanni Manganelli, assicura che nel giro di pochi mesi saranno allontanate alcune migliaia di comunitari. Solo a Roma le espulsioni potrebbero essere 5mila, considerando gli arresti (4700) di rumeni fatti da polizia e carabinieri dall’inizio dell’anno.
Le misure colpiscono non solo chi ha precedenti penali e chi è già sotto inchiesta per aver commesso reati in Italia, ma anche chi, pur incensurato, viene valutato dalle forze di polizia come “pericoloso per la sicurezza pubblica”. La procedura di espulsione avviene in questo modo: se il cittadino comunitario è già sotto indagine sarà necessario chiedere l’autorizzazione del magistrato; se ha commesso reati gravi o molto gravi, come nel caso dell’omicidio della Reggiani, il processo andrà avanti in Italia e qui il condannato sconterà la pena. Per reati minori il giudice può dare il via libera all’espulsione. Per i “pericolosi” e per chi non è incensurato occorre la convalida del giudice di pace. Valgono, in sintesi, le regole usate per gli extracomunitari. Si è anche studiato su come mandarli via dall’Italia: con voli di linea se si tratta di piccoli numeri, con i charter, come avviene per gli egiziani, per gruppi più consistenti.
Gli avvocati penalisti considerano la procedura troppo ridiga: “Una pesante spirale autoritaria”, dice il presidente delle Camere Penali Oreste Dominoni. Ma c’è chi va per la sua strada, come il prefetto di Roma, Carlo Mosca, che ha riferito di firmare subito i provvedimenti di espulsione. “La linea dura – afferma Mosca – è necessaria perché di fronte a delle bestie non si può che rispondere con la massima severità. Se l’equazione ‘rumeni uguale delinquenti’ è inaccettabile, tuttavia è altrettanto vero che gli individui pericolosi vanno sbattuti fuori. L’acqua deve essere ripulita dai pesci infetti anche a tutela dei tanti connazionali che arrivano in Italia per lavorare onestamente”.
Ieri sera, alle 19.34, il macchinario che teneva in vita Giovanna Reggiani è stato spento, dopo che la lieve attività cerebrale della 47enne si è interrotta per un arresto cardiaco. All’ospedale Sant’Andrea c’erano il marito Giovanni Gumiero, capitano di vascello della Marina, e i familiari più stretti. Domani l’autopsia e poi i funerali, che saranno celebrati con una cerimonia ecumenica, ossia una liturgia mista evangelico-cattolica. La donna era di fede valdese, mentre il marito è cattolico.
Intanto, il presunto omicida, il rumeno 24enne Nicolae Romulus Mailat, dal carcere di Regina Coeli nega di aver ucciso la donna e di avergli “solo rubato la borsetta”. Ma le prove non gli lasciano scampo. Decisiva, poi, la testimonianza della rom che ha portato gli investigatori dal rumeno, indicandolo come il responsabile dell’omicidio.
La Reggiani erascesa dal treno alla stazione di Tor di Quinto e stava tornando a casa da un pomeriggio di shopping in centro, quando è stata aggredita, trascinata in una baracca, forse violentata e gettata in una scarpata vicino a via Camposampiero. La nomade ha visto Mailat, che abita in quelle vicinanze all’interno di un accampamento, mentre trascinava lungo la strada la vittima ed ha avvisato le forze dell’ordine. Quando è stato arrestato, sulla pelle aveva segni della collutazione che aveva ingaggiato con la donna e gli abiti ancora sporchi di sangue. Per finire la donna, il rumeno, secondo gli inquirenti, potrebbe aver usato o un sasso o un ombrello che portava la stessa vittima. Mailat l’avrebbe prima aggredita a scopo di rapina e poi di violenza.
Il rumeno contava già dei precedenti nel suo paese d’origine. Nel