ROMA. “Un nuovo sforzo di coesione nazionale”. E’ quello che ha chiesto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, stamani, in occasione della Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.
Il Capo dello Stato ha deposto la corona d’alloro sulla tomba del milite ignoto. Assieme a lui c’erano il presidente del Consiglio Romano Prodi, il ministro della Difesa Arturo Parisi, i presidenti di Camera e Senato, Fausto Bertinotti e Franco Marini, e il capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola. Nel suo discorso il presidente ha spiegato che “le conquiste di benessere, e di progresso sociale e civile, raggiunte nell’Italia repubblicana sono messe alla prova e vanno consolidate in una società sempre più complessa, aperta e multiculturale, in un mondo segnato dalla competizione globale”.
Per questo serve “un concreto impegno per garantire la pace anche al di fuori dei confini della stessa Europa. Garantire la sicurezza internazionale, prevenire e superare crisi e conflitti in aree vicine e lontane, costituisce una responsabilità a cui non possiamo sottrarci, che non possiamo, né come italiani né come europei, delegare ad altri”. In tale ottica, secondo Napolitano, occorre vedere il ruolo delle Forze Armate “come componente, solo una componente del ben più ampio e articolato dispositivo multidisciplinare che occorre attivare nelle aree di crisi: ma non può essere in alcun modo sottovalutato nella sua necessaria dimensione e natura specifica”. Il presidente non ha nascosto preoccupazione per l’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, in Afghanistan, in Iraq, in Iran, come anche nei vicini Balcani dove si stanno riaccendendo acute contrapposizioni. “E’ nostro dovere prepararci a fronteggiare ciascuna di queste possibili emergenze”, ha detto. Attualmente sono circa 8mila i militari italiani, uomini e donne, impegnati in missioni all’estero.