ROMA. Approda oggi alla Camera lesame del ddl sul welfare, per il quale è stato firmato un protocollo lo scorso 23 luglio. Sullaccordo allinterno della maggioranza, il premier Romano Prodi si dichiara ottimista: Mai confondere le fibrillazioni con le discussioni.
Il presidente del Consiglio sottolinea che non c”è la messa in discussione della direzione politica. Conto che questa, dopo discussioni e come abbiamo sempre fatto, possa essere regolata con un accordo comune. Cè da fare i conti con lala sinistra dellUnione e i diniani, soprattutto quando il testo passerà al Senato. I senatori diniani chiedono lapprovazione del testo originario, altrimenti minacciano di non votarlo, mentre Rifondazione e PdCi optano per il testo modificato dalla commissione Lavoro.
A questo punto si fa largo lipotesi di trasformarlo, già da domani, in un maxi emendamento e ricorrere alla fiducia, così che si possano cancellare in tutto o in parte gli emendamenti della commissione. Insomma, da un lato si vuole rispettare il frutto del dibattito parlamentare, che ha portato alle modifiche del testo; dallaltro, però, non si può disconoscere laccordo originario firmato da sindacati e industriali e, soprattutto, approvato da 5 milioni di italiani con un referendum nei luoghi di lavoro. La fiducia, dunque, sarebbe la strada maestra. Il segretario del Pd, Walter Veltroni, auspica che si possa trovare un punto di equilibrio tra il testo originale del Protocollo e qualche modifica che non ne cambi l”ispirazione e tenga conto anche del dibattito parlamentare, tenendo unita la maggioranza per poterlo approvare, benissimo. Se questa strada non è praticabile, il riferimento non può che essere a ciò che è stato votato da cinque milioni di lavoratori e sottoscritto dalle parti sociali. Il via libera della Camera deve arrivare entro giovedì 29 novembre. Intanto, nel centrodestra ritorna la speranza della caduta di Prodi: La situazione è molto interessante. Non sarebbe la prima volta che un governo cade per il fuoco amico, dice Roberto Maroni della Lega Tornano a vacillare, bisogna ripartire allattacco tutti uniti, afferma Maurizio Gasparri di An.