Una folla commossa ha partecipato stamani alle esequie di Enzo Biagi, celebrate nel suo paese natio, Pianaccio, sull’Appennino bolognese, nella chiesa dei Santi Giacomo e Anna a Pianaccio.
Il rito è stato celebrato dal cardinale Ersilio Tonini, insieme ad altri due parroci amici del giornalista-scittore. A mezzogiorno la bara, ricoperta di rose rosse, ha lasciato la chiesa, accompagnata da un lungo e scrosciante applauso e dalle note di Bella Ciao.
Fra le autorità presenti, il presidente del Consiglio Romano Prodi, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani, il sindaco di Bologna Sergio Cofferati e il presidente della Rai Claudio Petruccioli. Presenti, inoltre, il direttore del Sole 24ore Ferruccio De Bortoli, il direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli, il sindaco di Roma Walter Veltroni, lo scrittore Roberto Saviano. Tantissime corone di fiori sulla piazza, tra cui quelle del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, della Rai, della Fiat, della Ferrari, di Luca Cordero di Montezemolo, del Corriere, della Federazione nazionale della stampa italiana.
Il feretro di Biagi era arrivato stamani da Milano, accompagnato dalle figlie Bice e Carla e dai nipoti. Il giornalista verrà sepolto nel piccolo cimitero di Pianaccio. Non sarà tumulato accanto alla moglie e alla figlia, poiché sarà rispettata l’antica tradizione che vede nel cimitero gli uomini e le donne separati. Vista la dimensione del luogo sacro, le tombe saranno comunque distanti pochi metri.
Anche in occasione dei funerali ha tenuto banco il famigerato “editto bulgaro” con cui nel 2002 il governo dell’allora premier Silvio Berlusconi allontanò Biagi dalla Rai. Editto che ieri lo stesso Berlusconi ha negato che ci sia stato. Ma la figlia del giornalista scomparso, Bice, ha replicato: “Certo che c’è stato. C’è qualcuno che, a volte, ha delle botte di amnesia. Lui non ha mai perso la memoria, né lui né noi”. Sulla questione è tornato anche Prodi che, uscito dalla chiesa, ha detto: “Gli italiani sanno benissimo quali sono gli atti di giustizia e quali gli atti di ingiustizia. Senza una legge sul conflitto di interessi, il rischio che possa ripetersi c’è sempre nella democrazia: in Italia forse un po’ di più di quello che ci dovrebbe essere”.