ORTA DI ATELLA. Disoccupato, sposato con sette figli, disabile: Massimo D’Ambrosio non vive certo una situazione invidiabile. La sua condizione lo costringe a rivolgersi al Comune per avere un sostegno economico, ma i soldi dell’assistenza sociale non sempre bastano per portare avanti la famiglia.
E scatta la rabbia. La necessità, a volte, fa commettere atti inconsulti. Ed è stato proprio uno di questi atti che ha portato D’Ambrosio in un’aula di tribunale. Lui, l’uomo in cerca di aiuto, è accusato di tentata estorsione e minaccia. Vittima della sua furia Angelo Brancaccio, all’epoca dei fatti sindaco di Orta di Atella. E proprio Brancaccio, oggi consigliere regionale dell’Udeur, ieri mattina, nell’aula del tribunale monocratico di Aversa, ha raccontato l’episodio incriminato, accaduto nel 2001 nei pressi della casa comunale di Orta, davanti ad un bar. Siamo in prossimità delle vacanze natalizie quando, una mattina, D’Ambrosio si avvicina all’allora sindaco, che era in compagnia di altri componenti della maggioranza (tra questi anche l’assessore Salvatore Patricelli, anch’egli vittima delle minacce dell’uomo, secondo quanto affermato dal teste in aula). D’Ambrosio chiede un aiuto, un contributo economico, come altre volte aveva già fatto. Il sindaco gli spiega che il Comune non ha disponibilità in quel momento. Ma il “no” alla richiesta scatena la reazione incontrollata di D’Ambrosio. Questi alza la voce e proferisce parole offensive contro sindaco e giunta. Chiama “camorristi e ladri” gli uomini di governo, li minaccia di farli “sciogliere nel cemento da amici di Frattamaggiore”. La situazione diventa insostenibile ed il sindaco allerta le forze dell’ordine. Questi intervengono (così come erano già intervenuti in passato ma anche qualche giorno fa quando l’uomo ha inscenato una protesta davanti al Comune). Scatta la denuncia. E ieri, dopo il processo, è arrivata la sentenza. Tre anni e tre mesi di reclusione, più seicento euro di multa e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, nonché il pagamento delle spese legali: questa la sentenza del giudice Picardi. Una sentenza che ha tenuto conto dei precedenti penali dell’uomo, che ha a suo carico, tra le altre cose, una pena sospesa. A niente è valsa la difesa dell’avvocato Andreozzi, che ha tentato di far leva sulla condizione di disagio in cui versano D’Ambrosio e la sua famiglia e di giustificare in questo modo la sua azione.
dal Corriere di Caserta, giovedì 08.11.07 (di Luisa Conte)