AVERSA. Tra una chiacchiera e molti funerali, stiamo assistendo a un immane esperimento sulla specie umana in cui gli uomini sono insieme cavie e spettatori. Nessuno sa come andrà a finire. Parole agghiaccianti. Ancora di più se pensiamo che si parla del nostro territorio.
A pronunziarle, sulle pagine di uno degli ultimi numeri de LEspresso, Patrizia Gentilini, ematologa, dellassociazione Medici per lAmbiente, che ha parlato anche di pandemia silenziosa. E quasi inutile dire, perché i lettori di Pupia lo avranno già capito, che si parla dellagro aversano e della relativa gravissima situazione ambientale che laffligge. E la prima cosa che ci viene in mente è che solo gli abitanti della nostra zona (soprattutto i politici) non abbiano ancora intuito il dramma che la popolazione dellagro sta vivendo in questi anni.
Anche risiedere in alcune zone della Campania scrive il giornalista de lEspresso Emiliano Fittipaldi – è un terno al lotto. Un rapporto firmato dallOms, il Cnr e lArpa regionale ha analizzato la correlazione tra mortalità, malformazioni congenite e lesposizione della popolazione alle sostanze tossiche sprigionate dallo smaltimento dei rifiuti pericolosi. Bacoli, Giugliano, Acerra, Caivano, Villa Literno, Castelvolturno, Aversa e Marcianise sono stati catalogati, per la presenza di discariche abusive, a rischio elevato (livello 5). Luoghi dove è facile ammalarsi di tumore e dove alcune malformazioni al sistema nervoso centrale e allapparato urogenitale sfiora un incremento probabilistico dell80% rispetto ai comuni più sicuri.
Un altro riferimento ad Aversa Fittipaldi lo fa quando riporta una dichiarazione di una nostra vecchia conoscenza, il professore Vincenzo Pepe, che è stato presidente del Consorzio GeoEco, il quale ha affermato: Quando ero presidente del Consorzio dei rifiuti a Caserta (il GeoEco, n.d.r.) ho chiesto la tracciabilità della diossina e degli altri inquinanti. Ho subito minacce, mi hanno lasciato solo e mi sono dovuto dimettere.
Nellarticolo si parla anche dellAsl Ce1 e della vicina Marcianise. Limpressione è che in questa zona siano stati superati anche i livelli della famigerata zona A di Seveso ai tempi della fuoriuscita di diossina dai silos dellaltrettanto famigerata Icmesa. La questione è seria, ma sembra che ad accorgersene siano gli altri e non noi. A questo punto, anche a causa dellinerzia dei politici, dovranno essere i cittadini a chiedere lo stato di disastro ambientale. Prima che sia troppo tardi. O forse già lo è?