Le controdeduzioni sul Dissociatore Molecolare

di Redazione

Dissociatore molecolareAVERSA. Il Question Time, tenutosi ieri mattina in Piazza Municipio ad Aversa, dal titolo “S.o.s. rifiuti – Codice rosso”, ha visto la presenza sul palco, oltre che del moderatore Lello Santulli e del sindaco di Aversa Domenico Ciaramella, del professor Roberto Rainoldi, considerato uno dei massimi esperti nel settore della raccolta differenziata, tanto da esserne ritenuto il “padre putativo”.

Sappiamo tutti che il dovere di tutti i padri è difendere le proprie creature, ma a mio parere, il professor Rainoldi ieri ha ecceduto nel suo amor paterno. Il professore, infatti, prima ha illustrato ampiamente i vantaggi della raccolta differenziata, poi s’è ritrovato a parlare di Dissociatori Molecolari.

Con somma meraviglia di tutti i presenti, l’esperto di raccolta differenziata ha liquidato come una solenne sciocchezza tutto quanto riguardasse, in positivo, i Dissociatori. A questo punto, per la completezza e la correttezza dell’informazione, che in una situazione d’emergenza deve essere fornita alla cittadinanza e nell’attesa di pubblicare gli atti del Convegno che il “Centro Studi e Documentazione Carlo Rosselli” sta organizzando sul tema dei Dissociatori Molecolari, è bene precisare alcune cose.

Premessa: nei vecchi inceneritori avviene un processo di combustione dei rifiuti in eccesso d’ossigeno. Tale processo sviluppa calore e residui carboniosi. Le temperature elevatissime e le turbolenze nella camera di combustione fanno sì che particelle metalliche e polveri sottili siano disperse nell’ambiente insieme ai fumi della combustione. Si possono formare, inoltre, diossine e furani, quasi impossibili da filtrare prima di arrivare ai suddetti fumi. I rifiuti, obbligatoriamente, devono essere pre-trattati. La pessima combustione rende necessario l’utilizzo d’enormi quantità di rifiuti per il corretto funzionamento del sistema. Ecco perché si costruiscono pochissimi impianti centralizzati, tutti con ricadute negative in termini di trasporto dei rifiuti, inquinamento acustico, rilascio in atmosfera d’elementi chimici pericolosi ecc.

Il dissociatore molecolare, invece, scinde le molecole organiche complesse in molecole più semplici: idrogeno, metano e monossido di carbonio. Quando si ossidano (al contatto con l’aria) liberano energia e si trasformano in anidride carbonica e acqua, elementi essenziali alla vita.

Il processo di dissociazione molecolare avviene in ambiente sigillato. Le temperature sono inferiori ai quattrocento gradi. La presenza d’ossigeno è limitata solo alla quantità necessaria per raggiungere le temperature ottimali. Si generano gas sintetici chiamati “syngas”. Tali gas possono essere utilizzati nelle caldaie, al pari del gasolio.

Nei motori delle auto al posto del metano. Nelle fuel cell all’idrogeno. Il processo di dissociazione molecolare impiega ben dodici ore. In questo modo, diversamente dagli inceneritori, i residui non superano il 3% di quanto inserito nell’impianto.

Il vetro e i metalli sono facilmente recuperabili. Diversamente da quanto detto in Piazza Municipio, nei dissociatori la materia si trasforma in gas, vapore e cenere, pertanto, il cosiddetto “Principio di conservazione” di Lavoisier, che nella seconda metà del 1700 affermò che “in natura, nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, è pienamente rispettato, con buona pace degli esperti.

Il funzionamento a 400 gradi, inoltre, evita quello che avviene negli inceneritori: la gassificazione dei metalli, la formazione delle diossine, la formazione dei furani, la dispersione con i fumi di micro e nano-polveri.

Dopo questa dovuta premessa rispondiamo ad alcune domande che gli studenti presenti al Question Time hanno tentato, inutilmente, di porre all’esperto Professor Rainoldi.

“Quale sistema è più efficiente: l’inceneritore o il dissociatore?”

I dissociatori sono più efficienti da un minimo del 30% fino ad un massimo del 100%.

“Perché non si formano diossine”

Il dissociatore ostacola la formazione delle diossine. Le diossine si formano per combinazione di componenti aromatici e cloro. Il processo di dissociazione avviene in ambiente misero d’ossigeno. Il cloro, quindi, è intercettato dall’idrogeno e il livello delle diossine risultanti è nettamente inferiore rispetto i vecchi inceneritori. Quelle poche diossine risultanti, poi, sono eliminate nel corso di una seconda fase di dissociazione, della durata di pochi secondi, ad una temperatura di 1100 gradi.

“Che tipo di rifiuto può essere introdotto nel dissociatore?”

I rifiuti possono essere introdotti “tal quali”, senza alcun pre-trattamento.

“Quale combustibile si usa durante il processo?”

Si utilizza una piccola quantità del gas sintetico prodotto. Il processo è autosufficiente. Non richiede altri combustibili.

“Di cosa è composto il materiale derivante dalla combustione?”

Il risultato del processo di combustione è: cenere bianca, metalli, vetro e il 3% dei composti carboniosi originali.

“Che cosa succede a questi materiali?”

I metalli ed il vetro “tal quali” sono facilmente estraibili per essere rifusi, la restante parte può essere facilmente vetrificata tramite tecnologie consolidate.

“L’esperto ha dichiarato che si possono smaltire solo 500 chili il giorno, è vero?”

Assolutamente no. L’impianto islandese (rammento “a tutti” che l’intera Islanda è abitata da soli 310.000 abitanti) è composto di una sola cella elementare di capacità pari a 12 tonnellate il giorno. Unendo più “cellule elementari” si possono creare sistemi in grado di trattare qualsiasi quantità di rifiuti. L’optimum sarebbe quello di consorziare piccoli gruppi di comuni limitrofi (come il caso d’Aversa e del suo agro) per costruire insieme impianti in grado di trattare esattamente le quantità di rifiuti prodotti, con un impatto ambientale ridotto al minimo perché si evita il trasporto a lunga distanza dei rifiuti.

“Che differenza c’è tra un dissociatore e un gassificatore?”

Il dissociatore non utilizza altri combustibili, salvo che per quelle poche decine di minuti necessari a portare a temperatura d’esercizio l’impianto. Non essendoci la necessità di utilizzare combustibile esterno non ci sono emissioni in atmosfera di quest’ultimo.

“E’ vero che maggiore è la temperatura e minore è l’emissione di diossine?”

E’ vero. Le diossine sono emesse principalmente tra i quattrocento e gli ottocento gradi. Il dissociatore funziona al di sotto dei 400 gradi. Non c’è emissione di diossine a livelli misurabili dagli strumenti.

“E’ vero che qualsiasi processo di combustione emette nanopolveri?”

Per emettere micro e nano-particelle è necessaria la turbolenza della combustione. Il dissociatore ha una combustione controllata. Le micro e nano-polveri possono essere controllate ed abbattute molto facilmente.

Vediamo ora cosa ne pensano gli scienziati dei dissociatori molecolari.

Professor Moreno, ricercatore Enea

“”In un futuro molto prossimo i termo-valorizzatori saranno messi al bando perché troppo inquinanti. La nuova tecnologia sembra avere un futuro molto promettente. Se tali sistemi fossero accoppiati con una tecnologia ad alta efficienza, quali le celle a combustibile ad alta temperatura, che possono sfruttare in maniera ottimale il syngas prodotto, questi potrebbero rappresentare la soluzione tecnologica ottimale al problema dei rifiuti, dal punto di vista ambientale, energetico, sociale ed economico””.

Professor Meneguzzo, del CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche

“La dissociazione molecolare risolve i problemi che hanno oggi gli inceneritori abbattendo in modo considerevole sia gli impatti sanitari sia quelli ambientali. L’impianto è in grado di lavorare il 97% della materia cosicché il residuo finale si aggira intorno al 3% invece che al 20-30% dell’inceneritore. Il dissociatore molecolare è particolarmente redditizio anche con volumi limitati di conferimento, dell’ordine di 30-60 tonnellate il giorno (Aversa produce mediamente 70 tonnellate il giorno), il che consente di limitare il conferimento stesso ad un breve raggio intorno all’impianto ed evitare il turismo dei rifiuti”.

Penso che non ci sia null’altro da aggiungere, se non la richiesta alla Geo Eco o a chi per essa di stabilire, immediatamente, un contatto con la ditta costruttrice di tali impianti per valutare la possibilità di costruire immediatamente un impianto in grado di trattare la quantità di tonnellate di rifiuti prodotta annualmente da Aversa e dall’agro aversano.

Fate presto. La popolazione è esasperata.

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