Agguato mortale, ucciso il giovane imprenditore Cesario Ferriero

di Redazione

Cesa –  Un giovane imprenditore edile di Cesa, Cesario Ferriero, 26 anni, è stato ucciso durante la tarda serata di Natale, tra il 25 e il 26 dicembre, in un agguato nei pressi del ponte che collega la cittadina aversana con Sant’Antimo, nella località cosiddetta “For ‘a croc”. Erano circa le 23.30, Ferriero stava transitando per via Fratelli Cervi, traversa di via Matteotti, a bordo della sua Bmw X5. Secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri, il giovane è stato avvicinato da un commando di almeno quattro persone, a bordo di una moto e di un’auto, che gli ha esploso contro una scarica di colpi di pistola e di fucile a pallettoni.

Sembra che il 26enne abbia tentato la fuga con una manovra in retromarcia, sbattendo contro un palo, per poi ripartire in avanti, ma le ferite mortali gli hanno permesso di percorrere solo pochi metri. Ferriero, incensurato, apparteneva ad una famiglia di noti imprenditori del posto. Doveva sposarsi fra sei mesi. Sono in corso, da parte degli inquirenti, perquisizioni e interrogatori per cercare di risalire all’identità dei sicari e chiarire il movente dell’omicidio.

L’agguato – Ferriero ha accompagnato a casa la fidanzata (i due si sarebbero dovuti sposare il prossimo giugno) in via Fratelli Cervi. Dopo pochi istanti, una terrificante sparatoria: l’auto, una Bmw X 5, che stava facendo retromarcia, è finita sotto una gragnuola di colpi. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, sarebbero entrati in azione almeno quattro malviventi, a bordo di una vettura e di una moto. Ferriero ha cercato di scampare all’agguato, ha provato ad accelerare ma nel tentativo di darsi alla fuga si è schiantato contro un muro. Il commando ha sparato numerosi colpi di pistola calibro 9×21 e di fucile a pallettoni. Ferriero è stato raggiunto in diversi parti del corpo ed è morto prima dell’arrivo dei soccorsi. Sarebbero addirittura più di quaranta i proiettili esplosi dai killer. Subito dopo l’omicidio, carabinieri e polizia hanno disposto diversi posti di blocco nell’Agro aversano, ma dei sicari nessuna traccia. Le forze dell’ordine hanno fermato e poi rilasciato alcuni affiliati al clan dei Casalesi e effettuato perquisizioni in diverse abitazioni. Anche se l’imprenditore non ha precedenti penali, la pista principale battuta degli inquirenti è quella della camorra.

La dinamica dell’agguato lascia pochi dubbi sulla matrice dell’assassinio. Il gruppo di fuoco e le armi utilizzate fanno, al momento, inquadrare l’omicidio nell’inquietante scenario della faida di camorra tra i gruppi criminali locali che si contendono il controllo delle attività illecite, dal pizzo al traffico degli stupefacenti, fino al controllo degli appalti. Si potrebbe, quindi, trattare di un regolamento di conti tra clan; ma per ora non si esclude neanche l’ipotesi della vendetta per uno sgarro, legata all’attività imprenditoriale del giovane. Cesario abitava con i genitori in via Nenni a Cesa. La sua è una famiglia di costruttori. Il capostipite è il papà Domenico, poi i tutti i figli maschi (Lorenzo e Michele) hanno seguito le sue orme. Come aveva fatto anche il 26enne. E le ditte di famiglia (Cogefer e Immobiliare Ferriero) sono finite in passato diverse volte nel mirino della camorra. Più di cinque anni fa davanti alla casa di via Nenni fu fatta esplodere una bomba carta, mentre risale a qualche fa un altro raid in un cantiere di Orta di Atella, dove ignoti appiccarono il fuoco provocando ingenti danni. Ma l’assassinio di Cesario Ferriero non sembra essere riconducibile alla ritorsione contro un imprenditore riottoso al pagamento del pizzo. Per adesso, come dicevamo, gli investigatori stanno seguendo in particolare la pista della faida camorristica tra i Caterino e i Mazzara.

La faida di camorra – Il bilancio della faida parla di cinque morti in diciotto mesi. Tanti, troppi, per un paesino di poco più di settemila abitanti governato da due clan in eterna lotta per il comando. C’è Amedeo Mazzara, capozona storico, e c’è Nicola Caterino, “o cecato”, il nuovo capintesta. E in mezzo ci sono loro, i morti ammazzati e i colletti bianchi, quegli imprenditori che pagano dazio ma che vittime non sono, perché in cambio di quel contributo controllano gli appalti e le pubbliche commesse. Cesario Ferriero era un ragazzino quando il padre Domenico fu arrestato assieme a Caterino “il cecato”. Mancavano tre giorni al Natale del 1998 quando furono eseguite le ordinanze di custodia cautelare chieste dai pm Sandro D’Alessio e Giovanni Conzo, l’atto d’accusa che chiudeva l’inchiesta per una brutta estorsione a un costruttore di Cesa.

Dieci anni dopo, nell’anniversario di quell’arresto, è stato proprio il giovane Cesario a essere ammazzato. Faceva l’imprenditore come il padre e come i fratelli – Michele e Lorenzo – ma non era lui ad aver ereditato i rapporti di contiguità, d’intimità suggeriscono gli investigatori del Reparto operativo dei carabinieri e la Procura antimafia, con la famiglia Caterino. È storia di questi ultimi mesi la revoca della certrificazione antimafia a Michele Ferriero, troppo spesso fermato in compagnia di uomini del clan e dello stesso Nicola Caterino. Frequentazioni proseguite anche dopo l’inizio della guerra, datata maggio 2006 e scoppiata dopo l’omicidio del fratello del “cecato”, Michele Caterino. Poi era toccata a Michele Martinelli, 48 anni, vicino a Mazzara, e dopo ancora a Giovanni Milone, 53 anni, e Cesario Scarano, 46 anni.

Era tredici mesi fa. È in questo contesto che va inquadrato l’omicidio del giovane imprenditore di Cesa. Un delitto efferato, un messaggio inequivocabile indirizzato alla famiglia Ferriero. Forse al fratello maggiore della vittima, ipotizzano i carabinieri, più attento alla sua difesa persona e più difficile da raggiungere. Una sorta di vendetta trasversale, un avvertimento che potrebbe essere arrivato dal gruppo Mazzara – è questa l’ipotesi più accreditata – ma non è ancora chiaro perché la lunga tregua sia stata rotta nel giorno di Natale. In queste ore si stanno verificando i libri contabili dell’impresa di famiglia e gli incartamenti relativi alle ultime gare d’appalto alla quale l’impresa Ferriero aveva partecipato. Si indaga anche per verificare l’esistenza di rapporti tra la ditta e la pubblica amministrazione.  «È un episodio gravissimo – dice il sindaco Enzo De Angelis – che crea un clima di preoccupazione tra le istituzioni e i cittadini. Noi siamo sempre stati e continueremo a essere in prima linea per affermare, sul nostro territorio, la cultura della legalità e della trasparenza». Ma potrebbe essere quella la strada giusta per individuare i mandanti dell’omicidio.

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