ROMA. Ieri sera, dopo una votazione sul filo di lana, il Senato ha approvato la fiducia al governo sul maxiemendamento al decreto sulla sicurezza. 160 voti favorevoli e 158 contrari, subito dopo 160 voti favorevoli, 156 contrari e un astenuto (che in Senato equivale ad un no) il risultato.
Il testo ora passerà alla Camera. Tra le principali novità contenute nel pacchetto, il trattenimento dei cittadini comunitari non solo nel Cpt (che non vengono più citati) ma anche presso le stazioni di polizia e le caserme dei carabinieri; la possibilità di espulsione anche per chi è condannato da un giudice straniero; un tribunale ordinario monocratico per decidere sulle espulsioni; il divieto del reingresso per un tempo non superiore ai cinque anni; linserimento di norme anti-razzismo (compresa la reclusione fino a tre anni) grazie al riferimento allarticolo 13 del Trattato di Amsterdam.
Determinanti nella votazione, ancora una volta, i senatori a vita. In particolare, decisivo il voto del presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, il quale ha chiarito: Se si fosse trattato di votare soltanto il decreto sulla sicurezza, me ne sarei stato a casa o avrei votato contro. Ma qui si trattava di votare la fiducia, e se il governo non avesse avuto la fiducia si sarebbe dovuto dimettere. Quindi io ho votato nell”interesse del paese contro la crisi, non a favore del governo. No, invece, del senatore a vita Giulio Andreotti e della senatrice del Pd Paola Binetti, dichiaratisi contrari allemendamento sullomofobia.
Ed è proprio lintroduzione del reato sulla parità di genere sessuale, proposto dalla sinistra radicale, a scatenare le ire dei moderati e che ora minaccia seriamente il governo Prodi. Dopo il voto di ieri, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, ha garantito che la norma sarà corretta nel prossimo passaggio alla Camera, previsto per la fine di dicembre. Garanzia che lUdeur del ministro Clemente Mastella pretende sia rispettata, altrimenti, avverte il Guardasigilli, si va alla crisi di governo. Contrariamente a Rifondazione Comunista che, attraverso il proprio ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, invita Mastella a ricredersi perché la norma fatta è assolutamente corretta e non ha nulla a che vedere con i reati di opinione. La norma sullomofobia rientra nellambito delle suddette misure anti-razzismo che si richiamano il Trattato di Amsterdam ratificato dallItalia. Pertanto, non dice nulla di nuovo rispetto a quelli che sono gli impegni dellItalia, afferma Ferrero. Sulleventuale stralcio della norma sullomofobia intervengono anche i deputati di Rifondazione Vladimir Luxuria e Titti de Simone: Lo stralcio della norma dimostrerebbe ancora una volta come questo governo rischia di essere succube dei ricatti di una Chiesa intollerante.
E intanto tiene banco anche la questione della verifica politica. Secondo il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro piaccia o non piaccia dopo il voto di fiducia di ieri la maggioranza politica non cé più. Di questo va preso atto e per questo noi di Italia dei valori chiediamo non solo una verifica politica, ma che si avvii un nuovo processo costituente affinché la prossima coalizione sia del fare sullo stesso programma e non della logica dello stare insieme solo contro qualcuno.